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29/07/2020 22:00:00

 La fede nell’era dei nativi digitali

In un mondo dove ormai i giovani sono continuamente al cellulare è difficile non adeguarsi alla massa,scegliendo di dedicare un'ora della domenica per la Santa Messa,un'ora in cui ci si isola dal mondo digitale e si crea un rapporto tra battezzato e Gesu' che ha istituito il Sacramento dell'Eucarestia.

Oggi essere "social", ricevere tanti "like" diventa un presupposto fondamentale nella vita di tutti i giorni dimenticando cosi' i rapporti umani tra persone e preferendo un rapporto virtuale,non considerando che la dimensione dell'incontro e della preghiera comunitaria è uno degli aspetti principali della Messa della Chiesa Cattolica. Essere dei fedeli praticanti diventa agli occhi degli utilizzatori dei social e quindi dei millennial qualcosa da "sfigati", l'incontro con Dio viene visto come qualcosa di lontano e distaccato dal giovane e dalla realtà quotidiana, a detta di molti tale incontro è da "vecchi".Capita spesso infatti che farsi il segno della croce in pubblico diventi motivo di derisione e di emarginazione.

Conseguentemente,anche la preghiera viene considerata dai giovani come qualcosa di esagerato, antico e bigotto. Da molti anni anni a questa parte le parrocchie,per fronteggiare il fenomeno di allontanamento dalla fede cristiana di una gioventù appiccicata al telefonino,sono entrate nel mondo dei social per essere più vicine agli stessi giovani creando cosi' pagine Facebook o Istagram, dove postano attività della comunità parrocchiale ed in questa maniera cercano di andare incontro ai giovani.

Del resto anche Papa Francesco è molto "social", lo dimostra il fatto che è molto seguito sia sulla sua pagina Facebook che sulla pagina Instagram.A mio avviso la strada giusta da seguire per avvicinare di più i giovani alla chiesa è sottolineare la dimenzione comunitaria della partecipazione alla Santa Messa e quindi alle attività parrocchiali o pastorali.

Il giovane che va alla Santa Messa domenicale non deve essere costretto ad andare solo perchè è un'imposizione del genitore ma deve andare alla celebrazione eucaristica felice,ben sapendo che l'ncontro con il prossimo è il social più potente al mondo e che la carità è lo strumento per avere,non come nei social,più followers ma rapporti autentici con persone vere che condividono insieme l'amore a Cristo. Infatti solo riscoprendo di essere parte integrante di una comunità viva e reale si può riscoprire il rapporto con Dio e...perche no...migliorarlo.

Giuseppe Culmone