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18/01/2021 06:00:00

E' morto Stefano Vilardo: poeta dell'emigrazione, amico di Leonardo Sciascia

In apertura del congresso internazionale di studi antropologici dal titolo «L’amicizia e le amicizie», Leonardo Sciascia nel suo breve discorso iniziale lesse una definizione di Voltaire della parola “amicizia”: «[L’amicizia] è un contratto tacito tra persone sensibili e virtuose. E dico sensibili perché un monaco, un solitario può, pur non essendo malvagio, vivere senza conoscere l’amicizia. E dico virtuosi perché i malvagi non hanno che dei complici, i voluttuosi hanno i compagni nel piacere, gli interessi hanno degli associati, i politici attirano i faziosi, la generalità degli uomini oziosi si crea un rapporto, i principi hanno dei cortigiani; soltanto gli uomini virtuosi hanno degli amici».

Pochi giorni dopo il centenario della nascita di Leonardo Sciascia, all’età di 98 anni, è morto ieri Stefano Vilardo, il suo amico più caro. Vilardo era nato a Delia il 22 marzo del 1922 e aveva conosciuto Sciascia sui banchi di scuola: inseparabili compagni di innumerevoli scorribande, amanti del cinema tanto da desiderare di diventare da grandi l’uno regista e l’altro attore; a quella esperienza indimenticabile dedicherà il suo libro di ricordi «A scuola con Leonardo Sciascia» (2012).

Vilardo è stato uno dei più significativi poeti italiani del Secondo Novecento. Nel 1975 la sua raccolta «Tutti dicono Germania Germania» si impose sul pubblico e sulla critica come la prima esperienza di narrazione in versi della tragedia dell’emigrazione italiana verso l’estero. In 42 racconti poematici Vilardo riuscì a comporre una vera e propria Spoon River italiana, trascrivendo le voci degli emigrati meridionali per testimoniare le esistenze precarie di un popolo vinto dalla Storia e smitizzare l’idea di un possibile altrove felice.

Tutti dicono Germania Germania
e se ne riempiono la bocca
come fosse la manna del cielo
a me non ha portato che sfortuna
ma io sono cocciuto come un mulo
e andrò in Germania fino a quando crepo

Negli ultimi anni si era dedicato ai racconti in prosa, nel tentativo di recuperare le tradizioni e la lingua della sua infanzia. Da questa esigenza sorsero «Una sorta di violenza» (1991) e «Uno stupido scherzo» (1997). Il suo ultimo titolo, «Garibaldi e il Cavaliere», uscì nel 2017 per le edizioni Le Farfalle di Angelo Scandurra, anche lui recentemente scomparso.

Sui libri di Vilardo e sul suo rapporto con Leonardo Sciascia era uscita una nostra lunga intervista in occasione trentennale della morte dello scrittore di Racalmuto. Oggi vogliamo riproporvela cliccando qui.

Stefano Vilardo è stato un grande scrittore: troppo trascurato, troppo poco letto; bisognerebbe riscoprirlo, ritrovarsi nei suoi versi e nei suoi racconti.

Ma soprattutto, per riprendere le parole di Voltaire e di Sciascia, è stato un uomo sensibile e virtuoso. Per questo, il suo nome rimarrà inciso, a futura memoria, assieme a tutte le voci della sua Spoon River, voci a cui ha prestato, con impegno e passione, le parole di tutta la sua vita.