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25/09/2021 06:00:00

 Cosa nostra: senza boss di spicco e senza cupola, punta alla condivisione tra i mandamenti

La pandemia di Covid-19, ha accresciuto la forza "imprenditoriale" delle mafie che, adesso, potrebbero avere come obiettivo i fondi comunitari previsti come ristoro economico in favore delle categorie più colpite dalle restrizioni rese necessarie dall’emergenza sanitaria.

E’ una Cosa nostra meno violenta, che ha ulteriormente affinato le tecniche di infiltrazione nel mondo economico-imprenditoriale e politico. Non avendo più boss di spicco, non riesce più a ricostituire la "cupola" e adesso si ispira a schemi decisionali orizzontali, intensificando i rapporti con i clan stranieri. Non trascura le opportunità di mettere le mani sui fondi europei e nel traffico di droga. E' questa la fotografia quella che viene descritta dall’ultima relazione semestrale della Dia presentata al Parlamento dal ministro dell'Interno Luciana Lamorgese.

Con l'emergenza sanitaria dovuta all'epidemia, la tendenza delle organizzazioni criminali "ad infiltrare in modo capillare il tessuto economico e sociale 'sano' si è ulteriormente evidenziata". E "i sodalizi mafiosi potrebbero utilizzare le ingenti risorse liquide illecitamente acquisite per 'aiutare' privati e aziende in difficoltà", per “rilevare o asservire le imprese in crisi". Una strategia mafiosa, questa, che "si rivelerebbe utile anche per il riciclaggio e per l'infiltrazione nei pubblici appalti".

Il reinvestimento di capitali in soggetti economici deboli - Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Rao: “La modernizzazione delle mafie si completa nel reinvestire capitali in soggetti economici deboli; in quei soggetti che non trovano più un accesso al credito bancario per la crisi. Le mafie non hanno bisogno di firmare atti, non hanno bisogno di documenti; al contrario occultano comportamenti illeciti con lo schermo di soggetti solo apparentemente sani, entrano così nel mercato dell’economia legale. Questo è veramente preoccupante. A tutto questo si risponde con le segnalazioni dal territorio, dalle stesse associazioni di categoria, con la segnalazione delle transazioni sospette”.

Cosa nostra non riesce a ricostituire la Cupola - In Sicilia coesistono organizzazioni criminali eterogenee e non solo di tipo mafioso. Nelle province di Palermo, Trapani e Agrigento è egemone Cosa nostra. Del resto quest’ultima, poiché impossibilitata a ricostituire un organismo di vertice per la definizione delle questioni più delicate, risulta avere adottato un coordinamento basato sulla condivisione delle linee di indirizzo e della ripartizione delle sfere d’influenza tra esponenti di rilievo dei vari “mandamenti”, anche di province diverse. Sul punto anche il Direttore Centrale Anticrimine, Francesco Messina, evidenzia che “...cosa nostra siciliana, privata degli uomini d’onore di spicco, si è trovata costretta a rimodulare i propri schemi decisionali, aderendo a un processo più orizzontale e concertato... In altre parole, si è orientata verso la ricerca di una maggiore interazione tra le varie articolazioni provinciali…”.

Nuovi rapporti con le famiglie d’oltreoceano - Alcune articolazioni di Cosa nostra appaiono inoltre orientate a intensificare i rapporti con le proprie storiche propaggini all’estero. Recenti e ripetute sono infatti le evidenze di una significativa rivitalizzazione dei contatti con le famiglie d’oltreoceano. Nell’area centro-orientale sono attivi anche sodalizi dai contorni più fluidi e flessibili. A Cosa nostra si affiancano infatti altre consorterie di matrice mafiose e fortemente organizzate ma inclini a evitare contrapposizioni con le famiglie.

L’avanzata della Stidda - Un rilievo particolare è da attribuire alla stidda che risulta caratterizzata dalla coesistenza di gruppi operanti con un coordinamento di tipo orizzontale. Si tratta di un’organizzazione inizialmente nata in contrapposizione a Cosa nostra ma che oggi tende a ricercare piuttosto l’accordo con quest’ultima per la spartizione degli affari illeciti. Di recente alcune organizzazioni stiddare hanno compiuto un salto di qualità evolvendosi da gruppi principalmente dediti a reati predatori a compagini in grado di infiltrare il tessuto economico-imprenditoriale del nord Italia. Nella parte orientale della Sicilia sono inoltre presenti ulteriori gruppi e clan mafiosi di minori dimensioni e con interessi circoscritti in un ambito territoriale limitato ma che si mostrano tuttavia pervasivi nell’area d’influenza di riferimento e operativamente spregiudicati.

Gli interessi di Cosa nostra: gioco d’azzardo e droga - Gli interessi intorno ai quali si concentra l’azione mafiosa risultano sempre gli stessi. Estorsioni, usura, narcotraffico, gestione dello spaccio di stupefacenti, infiltrazione nel gioco d’azzardo illecito e del controllo di quello illegale. A questi si aggiungono l’inquinamento dell’economia dei territori di riferimento soprattutto nei campi imprenditoriali dell’edilizia, del movimento terra , dell’approvvigionamento degli inerti e dello smaltimento dei rifiuti, della gestione dei servizi cimiteriali e dei trasporti. Continua a crescere l’interesse criminale per il campo dei giochi che ben si presta quale strumento sia di riciclaggio, sia di moltiplicatore dei profitti illeciti a fronte di rischi relativamente limitati.

Fondi pubblici ed estorsioni - Non mancano poi gli inserimenti nei settori caratterizzati dall’erogazione di contributi pubblici come nel caso della produzione di energia da fonti rinnovabili, dell’agricoltura e dell’allevamento. Spesso ciò si realizza attraverso l’infiltrazione o il condizionamento degli Enti locali anche avvalendosi della complicità di politici e funzionari corrotti. Particolare attenzione merita il racket delle estorsioni che permane alla base del modus operandi di ogni organizzazione mafiosa siciliana comunque denominata. Costituisce la forma più semplice di incasso criminale, del resto praticabile anche dalle consorterie colpite da attività investigative e che pertanto devono riorganizzarsi e nel contempo provvedere ai detenuti e ai loro familiari. L’attività estorsiva garantisce inoltre un efficace controllo del territorio ed è una potenziale fonte di consenso sociale essendo realizzata anche attraverso l’imposizione di merci, fornitori, manodopera e sub appalti che danno lavoro a molti soggetti legati alla organizzazione mafiosa. Il racket genera quindi un indotto economico e occupazionale che può essere distribuito secondo logiche del “welfare” mafioso.

Fidelizzazione dei piccoli gruppi criminali stranieri - Nel dettaglio, la mafia siciliana manterrebbe quindi l’egida sulle attività nelle zone di competenza tollerando la presenza della criminalità straniera in settori di non diretto interesse e talora utilizzandola per ruoli di cooperazione marginale. Tuttavia, una distinzione va operata per le consorterie nigeriane che evidenziano una presenza rilevante anche in Sicilia. Già consolidate a Palermo e a Catania, anche a Caltanissetta tali compagini stanno progressivamente acquisendo spazi operativi nei consueti settori degli stupefacenti e della tratta di esseri umani connessa con lo sfruttamento della prostituzione.

Più affari e meno violenza - La difficile situazione economica resa ancor più grave dalla pandemia se da un lato costituisce un’opportunità per le famiglie mafiose dotate di maggiore liquidità, dall’altro potrebbe invece rappresentare una criticità per quelle famiglie che si finanziano soprattutto attraverso le estorsioni. Il contesto si presta pertanto ad agevolare anche la rimodulazione degli equilibri di forza tra le diverse compagini con probabili e conseguenti attriti violenti in quei territori ove le consorterie sono meno coese. Sebbene il fenomeno mafioso palesi una sempre maggiore propensione all’evoluzione e all’adattamento alle mutate condizioni sociali, economiche e territoriali e si presenti sempre più incline a considerare le azioni di eclatante violenza quale extrema ratio, è bene rammentare che l’efferata brutalità operativa costituisce carattere intrinseco di Cosa nostra e che pertanto può sempre riemergere se ritenuta funzionale al raggiungimento degli obiettivi dell’organizzazione.

L’attacco al patrimonio di Cosa Nostra - Nuove sfide si prospettano quindi per la Sicilia che è chiamata a ricostruire la propria rete imprenditoriale e commerciale dopo la forzata interruzione per limitare l’espandersi dell’infezione virale mafiosa, difendendo il riavvio dei suoi comparti produttivi e il correlato intervento pubblico nell’economia dalle mire delle consorterie, oltreché dall’azione di imprenditori spregiudicati e dalla corruzione. In merito, il Direttore Centrale Anticrimine, Francesco Messina, evidenzia che per un efficace contrasto alla consueta attività investigativa occorre “affiancare una costante e “chirurgica” azione ablatoria dei patrimoni illeciti, per colpire le cosche nel loro punto di forza e, al contempo, nel loro “tallone d’Achille”: l’aggressione ai beni illecitamente accumulati incide negativamente sulla forza economica delle organizzazioni mafiose e, conseguentemente, sulla loro capacità organizzativa, militare, gestionale, funzionale, sulle loro strategie, sulla loro stessa credibilità nel contesto socio-ambientale di riferimento”.