Quantcast
×
 
 
11/07/2022 06:00:00

Un giro per i bagni pubblici di Salemi. Ecco in che condizioni sono

Dopo quelli di Marsala continua il nostro viaggio nei bagni pubblici della provincia.


Oggi facciamo tappa a Salemi, detta nel passato l’Atene della Val di Mazara per l’elevato livello culturale acquisito nel corso dei secoli.
Ciò non impediva l’assenza di reti fognarie e, ovviamente, di servizi igienici nelle abitazioni, fino alle soglie del secolo scorso.
Avvertiamo i lettori più sensibili che tratteremo argomenti, corredati di foto, che certamente non profumeranno di violette da campo.
Raccontavano i nostri nonni, citando spassosissimi aneddoti, del potenziale “pericolo” a cui si esponeva chiunque si azzardasse, al calare delle tenebre, ad attraversare le viuzze del cittadina. La parte che oggi chiamiamo Centro storico, in modo particolare.
A farla da padroni erano i cosiddetti “cantari” (di etimologia greca), manufatti che variavano a seconda delle condizioni di vita, del luogo e dell’estrazione sociale. 


La differenza di classe era solo marcata dalla qualità dell’oggetto
, ma non certamente per il contenuto. In quelle agiate, il “cantaro” era di ceramica decorata e smaltata. Era allocato in una stanzetta con una botola sul pavimento direttamente collegata alla sottostante stalla. Ci pensava poi il servo a ripulire il tutto.
Ma c’era chi, furtivamente e con estrema abilità, attraverso finestrelle invisibili, se ne liberava, lanciando con forza e precisione in direzione di dirupi ( “sciddicalori” in dialetto) sottostanti il contenuto delle proprie intime tribolazioni. (Gli antenati degli odierni lanciatori di sacchetti di rifiuti). Parte del quale però, durante la parabola discendente, si disperdeva sul selciato della strada.
Tutto questo fino a metà degli anni ’50 del ‘’900. Fino a quando, sotto le sembianze di un “sindaco comunista”, il marsalese Vero Felice Monti, arrivò il “progresso” con la costruzione della prima rete fognaria.
Da qui, anche i primi servizi igienici nelle abitazioni e il primo gabinetto situato in un angolo della centrale piazza Liberta’, inizio della via Brandi.
Qualcuno, a questo punto, si chiederà il perché trattiamo questo argomento.


Non deve apparire strano se parliamo di bagni pubblici. Siamo convinti che e’ come parlare anche di storia e delle evoluzioni (o involuzioni, a seconda dei punti di vista) che le società attraversano.
In Europa, ad esempio, dalla antica Roma con i suoi numerosi “vespasiani” voluti dall’imperatore Tito Flavio Vespasiano, quello del Colosseo, si passa alla loro scomparsa nel Medio Evo per motivi religiosi, ritenuti luoghi di peccato, e occorre aspettare l’epoca moderna per rivederne la ricomparsa e, non a caso, nella Gran Bretagna e in Francia, gli stati piu’ avanzati economicamente.

E Salemi?
Diciamo subito che sul futuro della città, già prima che si fregiasse del titolo di “il borgo tra i piu’ belli d’Italia”, tutte le amministrazioni succedutesi negli ultimi 40 anni hanno giocato la carta del turismo, forti della consapevolezza che “il borgo” sia in possesso dei requisiti per essere attraente e appetibile.
Coerentemente, si e’ dotata, nel corso degli anni, di tre strutture adibite a gabinetti pubblici.
Oggi, c’e’ un però, purtroppo. Dei tre, solo quello in piazza Liberta’, costruito per sostituire di quello degli anni sessanta, rimane aperto al pubblico.
Gli altri due, uno in piazza Martiri d’Ungheria (Cappuccini) e l’altro in piazza Martiri di Nassirya (zona san Leonardo) sono ermeticamente chiusi e abbandonati al degrado. Il nome “martiri”, a quanto pare, non ha portato fortuna!
Quelli dei “Cappuccini”, dicono che furono costruiti secondo criteri e tecniche abbastanza innovative. Ma noi ce li ricordiamo sempre sbarrati. Misteri!
Ma per amor di patria, preferiremmo che fosse chiuso anche il primo, quello di Piazza Liberta’.
Provate a visitarli.
Le foto che pubblichiamo, di cui non consigliamo la visione ai piu’ sensibili, documentano lo stato impietoso in cui vengono abbandonati. Sono piu’ eloquenti di mille parole!


Una cosa e’ certa. Se ci fosse chiesto da un forestiero dove trovare un WC pubblico, risponderemmo che Salemi ne e’ priva.
E la situazione di Salemi non e’ un’eccezione nel Belpaese, dove, ovunque andiate non troverete valide alternative alle toilette degli esercizi pubblici.
Pensateci bene, quante città sono dotate di bagni pubblici? Quanto sono segnalati? Quanti sono presenti in periferia? Esistono nei piccoli centri?
Purtroppo il riscontro a questi interrogativi è totalmente negativo.
Anche nei paesi limitrofi, e’ la stessa solfa.
Sembra impossibile, ma l’Italia, anche nelle sue città più importanti e più turistiche, non e’dotata di toilette pubbliche. E quando esistono, o non sono funzionanti o sono indecorose.
E dire che una volta, giusto qualche millennio fa, come dicevamo sopra, eravamo all’avanguardia sull’argomento!
Oggi siamo presi in giro dagli altri popoli per la nostra cura dell’igiene ritenuta addirittura ossessiva. Quante volte abbiamo sventolato l’uso del bidet come motivo di orgoglio nei confronti di Nazioni che non ne sono dotate?
E’ sempre il solito ritornello. A quanto pare siamo puliti e profumati nel privato, sporchi e sciatti nel pubblico. Come quelli che ramazzano davanti l’uscio di casa, ma lanciano carta e mozziconi di sigaretta nello spazio appena confinante.
Diciamolo senza mezzi termini: questo non accade in altre parti del mondo, o se accade siamo noi per prima a classificarli incivili. La classica trave nell’occhio proprio e la pagliuzza in quello degli altri.
E non parliamo, per carità, del Giappone dove sono stati coinvolti i migliori progettisti locali che hanno ideato i bagni con pareti in vetro trasparente che diventano opache quando invece sono occupati. Per non parlare dei sedili riscaldati, la musica di sottofondo, comfort che in Italia non sono contemplati neanche nei bagni di alberghi stellati.


Pare di sentirli coloro che, dissentendo dalle cose che scriviamo, dicono che non e’ da questi particolari che si giudica il grado di civiltà di un Paese.
E’ vero. Ci sono certamente tantissimi altri parametri da tenere in considerazione, ma è palese che c’è troppa distanza tra la bottiglia che tanti tengono in macchina nell’emergenza di fare pipì e, non diciamo il capolavoro di architettura contemporanea giapponese, ma un semplice, decoroso e igienico gabinetto pubblico come ce ce ne sono a migliaia in tanti paesi sparsi per il mondo.
Se vogliamo essere un Paese veramente civile, se vogliamo essere un Paese veramente accogliente, dobbiamo poter offrire oltre che il sole, l’enogastronomia, gli scavi archeologici, i monumenti e i paesaggi mozzafiato della natura, anche tutta una serie di servizi sia ai residenti sia ai turisti.

E quindi, perché no, anche dei bagni pubblici, diffusi, puliti ed efficienti.
E la città di Salemi non può esimersi dal farlo, dal momento che ha scoperto di essere vocata al turismo. E’ un obbligo. Si cerchino soluzioni innovative, magari dandoli in gestione ai privati.
Il potere deve anche abbandonarsi all’invenzione e alla fantasia: qualcuno ha suggerito di trasformarli in piccole gallerie d’arte, cercando sponsor privati. Perché no?

Smettiamola di ripetere che siamo il Paese più bello del Mondo insomma.
L’autoreferenzialità’ e’ una brutta bestia. Ci impedisce di vederci per come siamo realmente. Allargando gli orizzonti potremmo tentare finalmente di diventare un Paese veramente civile.
La soluzione dell’argomento che abbiamo trattato, al pari dei rifiuti urbani e del verde pubblico, lo troviamo dirimente.  

Franco Ciro Lo Re