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25/10/2022 06:00:00

Essere donna non basta 

È ancora possibile criticare una donna? Sollevare qualche obiezione rispetto a ciò che dice, ciò che fa? Se una donna si espone pubblicamente,  assumendo ruoli di responsabilità, può essere motivo di dibattito serio, garbato, nel merito del suo ruolo? Oppure no, va difesa a prescindere da tutto, in quanto donna, vittima di retaggi patriarcali ancora diffusi et cetera et cetera?  A chi difende le donne come farebbe per gli animali in via di estinzione mi sento di dire che fin dalla notte dei tempi l'archetipo della Grande Madre contemplava il dualismo Bene-Male nell'essenza del suo Essere. Scrive Jung:

La magica autorità del femminile, la saggezza e l'elevatezza spirituale che trascende i limiti dell'intelletto; ciò che è benevolo, protettivo, tollerante; ciò che favorisce la crescita, la fecondità, la nutrizione; i luoghi della magica trasformazione, della rinascita; l'istinto o l'impulso soccorrevole; ciò che è segreto, occulto, tenebroso; l'abisso, il mondo dei morti; ciò che divora, seduce, intossica; ciò che genera angoscia, l'ineluttabile.

Bisognerà farsene una ragione: la donna, al pari dell’uomo, proietta la sua ombra nello stesso istante in cui una luce la trafigge. Sperticarsi nella difesa del genere non giova alla causa, distrae, sposta il focus altrove. Ogni essere umano fa i conti con una parte irrisolta del proprio Essere, senza distinzione di genere, se una donna è intrappolata, ad esempio, nella suggestiva e controversa fase, già teorizzata da Freud, ossia nell’'ividia del pene: può manifestare il suo disagio anche chiedendo di essere indicata, nel suo ruolo, con l'articolo determinativo maschile e, nonostante ciò sia grammaticalmente possibile, bisogna ammettere che, in questo modo, vengono  buttati alle ortiche anni di battaglie per cambiare il linguaggio sessista. Accademici della Crusca chiamati a rivedere i vocabolari, fantasiose e scorrette invenzioni di nuove desinenze neutre dell'alfabeto, dibattiti interminabili... per poi scoprire che la prima donna  italiana, presidente del Consiglio, vuole essere chiamata Il presidente. Prendiamolo dunque come un segnale chiaro, inequivocabile, rispetto al fatto che questo genere di battaglie non farà parte del suo calendario politico. Chi aveva sperato in un riscatto ideologico per il genere femminile potrebbe dunque trovarsi dinnanzi al paradosso di vedere compromessi, per mano di una donna, persino i diritti già acquisiti.

Esempi di donne straordinarie in politica ne abbiamo, in Italia e nel mondo, a prescindere dall'orientamento politico; molte si sono distinte per serietà e compostezza; e, quando c'è stato motivo di sollevare critiche, non credo esse siano scaturite dal  genere di appartenenza. Fa specie però quando una donna raggiunge un ruolo importante in politica, facendosi chiamare con il cognome del marito o ex marito. Ma di questo ho già parlato nell'articolo scritto in occasione della rielezione del presidente della repubblica Sergio Mattarella. Non è questo il caso del nostro Presidente. Aspettiamo pertanto di vederla all'opera al di là dei dettagli linguistici.

Ci sono casi, invece, in cui la donna va difesa in quanto donna. Sto parlando di quei paesi in cui nascere donna equivale alla castrazione chimica, paesi governati da dittature pseudoreligiose che mortificano le donne fino a ucciderle se protestano pubblicamente. Ecco, in questo caso la donna andrebbe difesa e protetta come facciamo in occidente per il panda o la foca monaca. Per evitare di inflazionare la protesta, creando pericolosa confusione, proviamo a indirizzare la giusta attenzione verso una giusta causa.

Consigli per la lettura: Invidia del pene? AAVV. Bollati Boringheri; Quello che mi spetta di Parinoush  Saniee

Katia Regina