"Sapevo che l'indomani mi avrebbero arrestato. Me l'aveva fatto sapere l'addetta stampa dell'Asp di Trapani".
E' la clamorosa dichiarazione di Fabio Damiani, l'ex manager dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani, arrestato in piena pandemia, nel Maggio del 2020, per alcune tangenti negli appalti della sanità. Damiani ha confessato, è stato condannato, e ha cominciato un percorso di collaborazione con i magistrati, raccontando una serie di vicende che poi sono sfociate nell'operazione "Sorella Sanità 2" di qualche giorno fa, con altri arresti, sempre per tangenti nelle gare milionarie gestite dalla sanità pubblica in Sicilia.
Tra i protagonisti dell'inchiesta c'è Loreto Li Pomi, arrestato anche lui di recente. Li Pomi è un investigatore di punta dei Nas, il Nucleo Antisofisticazione dei Carabinieri, e avrebbe passato informazioni riservate, fatto pressioni su Damiani. Il nome del maresciallo, peraltro, era già venuto fuori in alcune intercettazioni, ma poi sono stati gli stessi "pentiti" Damiani, e l'imprenditore a lui vicino, Salvatore Manganaro, a parlare di lui.
A dicembre del 2020, a sette mesi dal suo arresto, Damiani spiegò ai pm quali fossero i suoi rapporti con Li Pomi, che da maresciallo del Nas specializzato proprio nelle indagini sugli appalti pubblici, avrebbe frequentato da tempo il suo ufficio. Fa mettere a verbale Damiani ... "Io avevo la sensazione come se lui mi volesse far spaventare per poi invece ottenere informazioni o comunque ottenere da parte mia altre cose, cosa che poi in effetti si concretizzò".
Il riferimento è ad una gara in particolare, in cui il carabiniere spimnge per un imprenditore. Damiani spiega che Li Pomi "mi chiese esplicitamente di intervenire sulla gara degli elettromedicali presentandomi Massimo D'Aleo... Mi disse che era un suo carissimo amico, che lui ci teneva molto a lui, che era un persona perbene,... Io fui un po' meravigliato della chiarezza di questo discorso, perché Li Pomi non si era mai spinto a tanto. Mi chiese esplicitamente un appoggio cioè sulla valutazione dei progetti... La gara era già stata bandita però eravamo alla fase dell'apertura della documentazione amministrativa".
Ancora. "Ogni volta che vedevo D'Aleo, immediatamente dopo io ricevevo una telefonata da Li Pomi, una volta lui mi volle incontrare, rimproverandomi che D'Aleo aveva la percezione che io non facessi abbastanza nei suoi confronti... Lo percepivo che vi fosse un accordo tra i due e che quindi lui spalleggiasse D'Aleo con la sua divisa, cioè con il fatto che avesse un ruolo. Anche perché lui poi giocava sempre con questo gioco sottile del ricatto".
L'ex manager dell'Asp di Trapani riferisce poi che "l'ultimo incontro avvenne in via Belmonte da Spinnato, era Natale 2016, al tavolo trovai D'Aleo che mi portava una cassata e questa cosa mi stupì perché eravamo in pieno centro in via Belmonte, seduti all'aperto da Spinnato, eravamo io, un maresciallo del Nas e un partecipante alla gara che era in corso...
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E proprio indagando su Li Pomi, gli investigatori citano nel loro rapporto Maria Pia Ferlazzo. Giornalista, Ferlazzo è addetta stampa dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani. Secondo l'ordinanza potrebbe essere l'autrice di un fuga di notizie davvero singolare. E' Damiani, il diretto interessato infatti, a raccontare che il 20 Maggio 2020, la sera prima del suo arresto - mentre tutta la provincia di Trapani, come il resto d'Italia lottava a mani nude contro la prima ondata del coronavirus - riceveva la notizia dalla propria addetta stampa, Ferlazzo, che il giorno successivo sarebbe stato sottoposto insieme ad altri ad una misura cautelare personale.
Ma davvero una giornalista sa una cosa così grave e riservata e la riferisce al diretto interessato? E a che scopo? La diretta interessata, contattata dalla nostra redazione smentisce ogni circostanza, e non rilascia alcuna dichiarazione, in attesa di capire meglio le circostanze delle dichiarazioni di Damiani.
Ma andiamo avanti. Addirittura Damiani ha raccontato ai giudici di sapere cose che neanche i giornalisti ancora conoscevano, circa il suo arresto, ed aveva addirittura la bozza del comunicato stampa di annuncio della misura cautelare, che sarebbe stato divulgato ai giornalisti l'indomani. Chi glielo ha girato? E perché?
I tabulati telefonici dell'utenza di Ferlazzo sono stati esaminati, e si è scoperto che, a cavallo delle conversazioni con Damiani, aveva parlato con altre due persone, un altro giornalista, che collaborava con lei ai tempi in cui dirigeva il portale Si24, prima di vincere il concorso per addetto stampa, e il direttore amministrativo dell'Asp, Sergio Consagra. La ricostruzione degli investigatori è che sia stato questo giornalista a comunicare l'informazione ultra riservata a Ferlazzo, che avrebbe fatto la soffiata a Damiani e a Consagra. Proprio quest'ultimo, contattava poi Li Pomi, l'ufficiale dei Carabinieri "doppiogiochista". La domanda che sorge spontanea è allora: quali erano i rapporti tra il direttore amministrativo dell'Asp Consagra e l'investigatore "infedele"? Perchè lo chiama? Domande che magari troveranno risposta nelle prossime puntate dell'inchiesta sugli appalti nella sanità siciliana.