Mondiali 2022, la favola dei perdenti: il Marocco
Li avevo già notati al termine del primo match dei gironi contro la Croazia, uno 0 a 0 figlio della volontà di portare punti a casa grazie alla tantissima militanza in giro, per i migliori Team, nei campionati europei. Un girone chiuso in testa alla classifica con sette punti per le due vittorie su Belgio e Canada. Qualcuno di loro lo conosciamo molto bene, Hakimi ha giocato nell’Inter e adesso nel Psg, Sabiri nella Sampdoria, Ambarat nella Fiorentina e Cheddira nel Bari, per non dimenticare Azraoui nel Bayern Monaco e Zyiech nel Chelsea.
Una squadra che fa del collettivo la propria forza, studia l’avversario in maniera maniacale ed adotta tutte le contromosse possibili in campo. Un calcio dinamico e poderoso fatto di tantissima tecnica nel palleggio e trame di gioco impensabili a quelle latitudini, insomma, una grande squadra che ieri ha messo in riga una delle nazionali più forti al mondo: la Spagna. Le furie rosse si sono viste superare ai rigori dopo aver tenuto palla per tre quarti del match e superato i mille passaggi totali, quel famoso tiki taka che inibisce il gioco degli avversari. Ma ieri non è bastato, soltanto alcune azioni pericolose da parte degli iberici compreso il palo scheggiato a supplementari scaduti; un po' pochino per provare a sconfiggere un Marocco che ha risposto con azioni veloci ed un paio di incredibili occasioni da rete sbagliate, una squadra che ha rischiato di vincere addirittura nei tempi regolamentari della partita.
Sono serviti i rigori, ed il Marocco non ha sbagliato nulla, si è aggiudicato uno storico passaggio ai quarti che fa tanto favola dei perdenti, la vittoria inattesa ma desiderata da chi crede nella rivalsa, da chi, da quei calci al pallone attende un momento di gloria, quella vittoria a loro quasi sempre negata. Ma lo Sport non li considera perdenti, concede loro una possibilità partendo da uno svantaggio, li esalta nel confronto sul vincente o presunto tale e celebra la loro volontà di credere di potercela fare soprattutto quando nessuno crede in loro.
Oreste Pino Ottoveggio
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