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30/01/2023 06:00:00

  Cosa nostra pensa già al dopo Messina Denaro

La cattura di Matteo Messina Denaro non ha determinato la fine di cosa nostra. La mafia siciliana è in difficoltà, ci sono tensioni, ma pensa a ristrutturarsi. Non ha dubbi su questa nuova fase della criminalità organizzata il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia.

“Cosa nostra è in profonda difficoltà dopo le indagini svolte che hanno portato alla cattura di Matteo Messina Denaro, ma ho il dovere, nella qualità di procuratore distrettuale antimafia, di ricordare che è tutt’altro che sconfitta. Anzi, le evidenze investigative attuali ci dimostrano che esiste una grande tensione dentro l’organizzazione volta a tentare l’ennesima ristrutturazione, alla ricostruzione della sua struttura di vertice, quella che, con linguaggio mediatico, possiamo definire la Cupola, la Commissione provinciale di cosa nostra”. De Lucia parla due settimane dopo l’arresto del boss di Castelvetrano dopo 30 anni di latitanza. Difende l’inchiesta. “E’ stata trasparente”. A De Lucia non sono piaciuti i dubbi sollevati sin da subito sull’arresto di Messina Denaro. “L’indagine è stata impeccabile, portata avanti con gli strumenti tecnici più aggiornati, secondo criteri di legalità totalmente trasparenti. Non c’è nessun elemento che possa tradire quanto custodito agli atti dell’inchiesta che compatibilmente con le scansioni dei procedimenti in corso verrà integralmente reso pubblico”. Insomma, al capo della procura di Palermo non vanno giù le dietrologie, i complottismi, sull’arresto del superboss.

Come non vanno giù, ad esempio, le parole del pentito Gaspare Mutolo secondo cui l'arresto del boss Matteo Messina Denaro "è stata una messa in scena" e il covo "è stato sapientemente ripulito prima dell'arrivo dei carabinieri", tanto è vero che alla fine "gli investigatori hanno trovato solo quello che lui voleva si trovasse, cioè poca roba. Mica hanno trovato l'agenda rossa di Paolo Borsellino...". Per Mutolo la cattura del boss è "il risultato di un accordo".


Molto nette, invece, le parole della vedova del prefetto di Trapani Fulvio Sodano, Maria Augello. “Matteo Messina Denaro è stato protetto da un contesto politico istituzionale corrotto e connivente che stenta a venire allo scoperto’’, ha detto a Il Fatto Quotidiano. Sodano ha combattuto con convinzione la mafia a Trapani, per poi essere allontanato dall’allora sottosegretario all'Interno Antonio D’Alì, oggi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Tant’è che la moglie del prefetto non ha dubbi sul fatto che a proteggere il boss siano stati “gli stessi politici collusi che scoprì mio marito”.

 

 


Intanto continuano le indagini sulla rete di protezione di cui ha goduto Messina Denaro a Campobello di Mazara. E in questi giorni in molti si stanno presentando dagli investigatori a raccontare di aver incontrato, conosciuto e, in alcuni casi, frequentato il boss Matteo Messina Denaro essendo ovviamente inconsapevoli della sua vera identità.
C'è chi racconta di averlo visto alla clinica Maddalena, dove il 16 gennaio è stato arrestato, chi di aver fatto parte del gruppo di pazienti oncologici che con lui faceva la chemio.


Tra le segnalazioni c'è anche quella di una donna che ha raccontato di aver avuto una relazione di alcuni mesi con il capomafia precisando, però, di non essere stata a conoscenza della sua reale identità. Sarebbero due le donne che avrebbero frequentato il "covo" del boss Matteo Messina Denaro, in vicolo San Vito a Campobello di Mazara.
Nell'appartamento dell'ex latitante, oltre a preservativi e viagra, sono stati trovati indumenti femminili e una parrucca. Ma in paese si dice che Messina Denaro abbia frequentato due donne nell'ultimo periodo di latitanza. Ovviamente tutte le testimonianze, dovranno trovare riscontro.