Accanirsi contro chi vorrebbe morire senza soffrire, fare spallucce quando qualcuno vorrebbe e potrebbe vivere con le cure adeguate. Quante vite si sarebbero potute salvare abbattendo le lunghe liste d'attesa per gli accertamenti diagnostici in campo oncologico? Sulla rete trovate tutti i numeri, ma qualcosa mi dice che già lo intuite. Non è di cifre e numeri che mi voglio occupare, detesto le statistiche, preferisco parlare di persone, con tanto di nome e cognome.
L'Asl di Roma non ha concesso l'autorizzazione a Sibilla Barbieri per il sostegno alla morte volontaria. La sentenza del 2019 sul caso Cappato-djFabo non è servita, in questo caso specifico, perché non vi era la sussistenza dei criteri fissati dalla Corte costituzionale, vorrei dirlo con parole mie: non soffriva abbastanza, non aveva macchine attaccate al naso, al cuore, ai polmoni... dinnanzi a queste motivazioni comincio a sentire uno strano odore di plastica bruciata, quello tipico che segnala il cortocircuito in atto, basta seguirlo col naso per individuare l'origine del danno: l'autodeterminazione. La nostra vita non ci appartiene, ci è stata data in comodato d'uso, e noi non possiamo disporne. Promuovere i valori della vita è fondamentale per tutti, ma solo dopo aver stabilito insieme cosa si intende per vita, ne ho già parlato qui e ai credenti vorrei ricordare che il giudizio finale tocca solo al Dio in cui credono, notoriamente misericordioso.
La cronaca di questi giorni sta creando dei grumi di natura etica persino nel caso contrario a quello appena citato, la vicenda della piccola Indi Gregory, la neonata affetta da una gravissima malattia inguaribile, nessuna aspettativa di vita, men che mai di qualità della stessa, i medici britannici dell'ospedale di Nottingham sostengono che le terapie che la piccola riceve provocano dolore inutile, pertanto, nell'interesse della paziente, i giudici hanno autorizzato la sospensione e le terapie oltre ai supporti vitali come la ventilazione assistita. I genitori non sono d'accordo e chiedono al tribunale di concedere a Indi un'altra possibiltà diagnostica e terapeutica. Ecco, in questo caso sospendo ogni considerazione personale, dinnanzi a un dolore di tale portata, mi tremano le gambe, il mio agnosticismo sconfina nella blasfemia, mi raggomitolo su me stessa sperando di non dovermi mai trovare dinnanzi a tanta atrocità. A farmi trasalire dal dolore la notizia della richiesta da parte dei Consiglio dei Ministri italiani di dare, d'urgenza, la cittadinanza italiana per potere consentire alla piccola Indi l'immediato trasferimento presso l'ospedale Bambino Gesù, assecondando la volontà dei genitori:
«Dicono che non ci siano molte speranze per la piccola Indi, ma fino alla fine farò quello che posso per difendere la sua vita. E per difendere il diritto della sua mamma e del suo papà a fare tutto quello che possono per lei"ha dichiarato Giorgia Meloni.
Brava Giorgia, scusa se ti do del tu, siamo entrambe mamme, hai fatto bene a preoccuparti per questa bambina, tutta la tua squadra di governo è attenta ai bambini ancor prima che questi vengano alla luce. Poi ci sono quelli già nati, ma che non hanno la cittadinanza italiana, ma che potrebbero avere buone aspettative di vita sociale se venisse loro concessa. Le fasi intermedie dell'esistenza di una persona sono importanti, trova un poco di tempo anche per occuparti di questo.
Il legale della famiglia Gregory si dice soddisfatto, l'ex senatore Simone Pillon, la sua vocazione verso i diritti dei bambini è nota a tutti, il paladino del Family day ha scelto di difendere la piccola Indi dopo essersi accertato che i genitori non fossero omosessuali (ndr).
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