Cpr di Trapani: l'Europa condanna l'Italia
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La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha emesso la sua prima decisione sui Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), in risposta a un ricorso d’urgenza presentato dall’avvocato di Asgi Angelo Raneli per un cittadino tunisino detenuto a Trapani. I giudici di Strasburgo hanno ordinato "l’immediato trasferimento del ricorrente in una struttura di accoglienza adeguata ai suoi bisogni" e "l’adozione di ogni altra misura finalizzata a garantire condizioni di vita e accoglienza adeguate nel Cpr, secondo gli obblighi stabiliti dall’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo", che vieta i trattamenti inumani e degradanti.
Il cittadino tunisino era stato condotto nel Cpr siciliano lo scorso autunno, subito dopo lo sbarco a Pantelleria. Non avendo precedenti penali, ha richiesto asilo dietro le sbarre. La procedura dovrebbe svolgersi secondo la procedura accelerata, ma non è stata conclusa neanche dopo quattro mesi.
Il trattenimento è stato convalidato dal giudice di pace e successivamente confermato dal tribunale civile, nonostante la richiesta d'asilo. L'ultima conferma è arrivata dopo la rivolta che ha reso inagibile parte del Cpr il 22 gennaio scorso. La questura ha sostenuto che le condizioni di permanenza erano idonee, informazioni smentite durante un'ispezione condotta dalla parlamentare dem Giovanna Iacono.
I migranti detenuti hanno denunciato la mancanza di letti, la condivisione di coperte e materassi e la scarsità di cibo. Iacono ha dichiarato che la struttura era in una situazione "insostenibile" e che vi era un forte sovraffollamento.
Il ricorrente è un richiedente asilo per il quale non vi è obbligo di trattenimento. La decisione della Cedu potrebbe aprire la strada a ulteriori ricorsi e condanne contro l'Italia rispetto al sistema di detenzione amministrativa, considerato fallimentare.
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