Da Trapani a Potenza e Roma, i Cpr tra morti invisibili e “sistema”
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Erano le tre di notte del 4 febbraio, l’ultima volta che Ousmane Sylla è stato visto vivo. Pregava di tornare a casa da sua madre e dai suoi fratelli. Poi il suicidio al Cpr di Roma, dove era stato trasferito dal centro di Trapani, in seguito all’incendio di gennaio.
Lui è il numero 14 degli “invisibili”, “morti “di e nel Cpr”, negli ultimi cinque anni. Anche Ousmane, come tutti i migranti trattenuti nei centri, era privo di un documento valido per il soggiorno nel territorio europeo. Indietro, pur volendo, non poteva tornare. Tra Guinea e Italia non c’è alcun accordo bilaterale per il rimpatrio.
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