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26/02/2024 15:59:00

Il Vescovo di Ragusa incontra i fidanzati

 Domenica 13 e 20 febbraio il Vescovo Giuseppe ha incontrato in cattedrale le coppie di fidanzati partecipanti ai percorsi di preparazione al matrimonio delle parrocchie della diocesi. Non è stato possibile, per rispetto delle norme anticovid, la presenza di tutti in un’unica occasione, per cui nel primo appuntamento sono stati presenti i fidanzati del vicariato di Ragusa e Chiaramonte e, nel secondo appuntamento, quelli dei vicariati di Vittoria e Comiso. Il Vescovo ha però sottolineato che i due appuntamenti costituiscono nel cuore un unico momento di comunione. Il filo conduttore di entrambi gli incontri è stata la riflessione su “Amore è umiltà”.

I due momenti sono stati vissuti da tutti i presenti con gioia vibrante e partecipazione intensa; sono stati una preziosa tappa di comunione nel cammino, un’esperienza di sinodalità.

Dopo il canto del salmo 102, la lettura dell’Inno alla Carità di S.Paolo, dei numeri 97, 98, 106 di Amoris Laetitia e la testimonianza di una coppia di sposi, il Vescovo, nella sua coinvolgente riflessione, ha offerto preziosi spunti e sottolineature.

Partendo dalle parole di S.Paolo, che invita ad aspirare ai carismi più grandi, ha affermato che si può essere tentati dal vivere una vita mediocre, che non si eleva e che non sogna; invece il nostro cuore deve volare alto.

Ha messo in rilievo che l’amore degli sposi è riflesso unico, privilegiato, il più efficace, dell’amore di Dio, icona esplicita della sua essenza.

Ha citato S.Agostino che afferma che se si bruciassero tutte le bibbie e restasse solo la frase “Dio è Amore” tutta la rivelazione sarebbe salva. Così gli sposi sono i testimoni privilegiati della rivelazione. Tutta la storia della salvezza è presente nell’amore degli sposi che diventa testimonianza. E il fondamento dell’amore è l’umiltà.

Con umiltà gli sposi devono costruire l’unità nell’alterità con il rispetto reciproco. La via è quella tracciata da S.G.Battista , precursore dell’amore che rimanda a Dio e che ci insegna che bisogna riconoscere e far emergere l’altro. Non ama veramente chi vuole imporsi sull’altro, chi vuole essere al centro del mondo. Ritrovo me stesso solo quando considero l’altro più di me, rispettandolo e amandolo per far emergere le sue qualità.

Senza umiltà, ha rimarcato S.E., non può esserci la “dimenticanza di sé”, di cui parla S.Teresa, che faccia emergere l’altro nella propria vita: “dimenticarsi” di sé per amore dell’altro. Non si tratta di annullare la propria identità ma dimenticarsi di sé perché in me vive l’altro. Il sentimento della dimenticanza è la natura stessa di Dio che dimentica la sua natura divina per incarnarsi ed assumere la natura umana.

Il Vescovo ha continuato dicendo che il sacramento del matrimonio è la prima grande scuola della fede. Umiltà è vivere l’amore che deve crescere nella fede. Umiltà è sentirsi anelli di un’unica catena che ci unisce ai fratelli, come un lampadario che è sorretto da una catena di molti anelli dove quello essenziale è quello che si fissa al soffitto. Quel primo anello è la fede che ci ancora a Cristo.

Se gli sposi sono così uniti a colui che li ha fatti incontrare, niente potrà essere contro di loro. Umiltà è ancorarsi a Cristo e imitarlo nella nostra vita. Umiltà è abbassarsi, come l’acqua umile, di cui scrive S. Francesco nel Cantico delle creature, che scende sempre verso il basso. Quando noi pensiamo di abbassarci in realtà spesso lo facciamo da posizioni in cui indebitamente ci poniamo e questa è falsa umiltà. Dio realmente è sceso dalla sua condizione divina per farsi uomo. Dobbiamo, come lui, inginocchiarci verso chi amiamo, sentirsi, l’uno dell’altro, servi inutili, cioè senza utile, interesse e tornaconto.

Il Vescovo ha inoltre ricordato che alla fine l’umiltà porta ad esercitare il vertice dell’amore che è il perdono. La carità ci aiuta a fare quello che più piace a Dio, perdonare, usare misericordia. Il perdono è difficile ma se è Dio che vive in noi, lui in noi ci rende capaci; è Dio stesso a perdonare in me ciò che io non riuscirei a fare nei confronti dell’altro e, in tal modo evitare tentazioni di vendetta.

Riguardo a questo ha citato un’affermazione di La Cordaire: “Volete essere felici solo un attimo? Vendicatevi. Volete essere felici tutta la vita? Perdonate!” Gli sposi sono chiamati a mettere in pratica tra loro un amore umile che si manifesta nel perdono reciproco. Essi devono invocare la presenza dello Spirito Santo, pregare che la grazia del Sacramento li accompagni tutta la vita.

Il Vescovo Giuseppe concluso con l’augurio che la comunione come sposi possa crescere nel segno di questo amore grande, reciproco, che rende possibile anche ciò che è impossibile.

Dopo la riflessione ha benedetto i fidanzati e consegnato loro dei rosari come segno dell’incontro e invito alla preghiera in coppia.