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03/06/2024 06:00:00

Castelvetrano, i candidati sindaci a confronto rispondono alla nostra domanda sulla mafia

 Vorremmo poter dire che quello tra i sette candidati a sindaco di Castelvetrano sia stato un confronto molto partecipato. Ma la grande sala di Area 14, anche se gremita, era in gran parte fatta di aspiranti al consiglio comunale (con 16 liste, gli uffici del comune ne hanno registrati ben 250) e pochi appassionati della politica.

La città torna al voto dopo 5 anni di amministrazione 5 Stelle e, oltre alla ricandidatura del sindaco uscente Enzo Alfano, vede in corsa Maurizio Abate (con la lista Aria Nuova – Cittadini in Movimento), Marco Campagna (sostenuto dal Partito Democratico e Officina 24), Salvatore Ficili (Castelvetrano Semplice e Libertà), Salvino Gancitano (La Svolta per Castelvetrano), Giovanni Lentini (Castelvetrano Civica, Castelvetrano Rinasce, Cittadini in Democrazia, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Prima l’Italia), Salvatore Stuppia (Insieme con il cuore - Stuppia Sindaco, Obiettivo Città, Castelvetrano Giovani).

 

Come accade in questi casi, non è stato possibile approfondire con un’eventuale seconda domanda a causa delle regole sulla par condicio e del tempo a disposizione per le risposte (90 secondi). Scelta obbligata per una durata accettabile del confronto stesso. Non tutti sanno, inoltre, che per legge le domande vanno comunicate ai candidati già il giorno prima.

Il confronto integrale, organizzato da RCV e Castelvetranonews, lo si può vedere qui. Di seguito, invece, cercheremo di fare una sintesi delle risposte alla nostra domanda sulla mafia, fornite dai sette candidati alla carica di sindaco di Castelvetrano:

 

Spesso si dice che, dopo la cattura di Matteo Messina Denaro, Castelvetrano non può più avere alibi  per non risollevarsi. Però è anche vero che la mafia c’è ancora e che, storicamente, è sempre diversa ma sempre uguale. E’ diversa dalla violenza corleonese, fatta di stragi e di morti ammazzati. Ma è uguale a quella che era prima dell’ascesa di Totò Riina, con mafiosi che frequentano politici, avvocati, architetti, giornalisti… E questo, non dall’arresto di Messina Denaro, ma già da 30 anni a questa parte. In ogni caso, la forza e la presenza sul territorio sono sempre state essenziali. La politica, che questo territorio lo vive, ha la possibilità di riconoscere meglio (ancora prima degli inquirenti) le persone dal comportamento opaco. Oggi che la mafia sembra essere apparentemente ancora più invisibile, quali strumenti metterà in atto per combatterla su un piano evidentemente non giudiziario, ma culturale e di opportunità?

 

Secondo Giovanni Lentini,

la mafia non si combatte con la paura che si diffonde nella comunità, ma con una politica autorevole prestigiosa e trasparente, che impedisce i fatti corruttivi e di mafia dalla pubblica amministrazione. “Per cambiare le cose bisogna allora fare la legalità del fare, non quella del vietare”. Se l’attività amministrativa è aperta, semplice e corretta, “allora la necessità corruttiva e dell’intervento mafioso non c’è”.

 

Per Salvino Gancitano

sarebbe meglio smettere di continuare a parlare di Matteo Messina Denaro e pensare al nostro futuro, guardano avanti. “Bene ha fatto lo Stato a confiscare i beni – ha sottolineato - male ha fatto il commissariamento, perché non ha saputo investire quei beni a favore di posti di lavoro e creare economia ai nostri cittadini”.

 

Salvatore Ficili

ha detto che una pubblica amministrazione che vuole combattere dal basso la mafia, deve fare lotta al clientelismo politico e semplificare il rapporto con il cittadino, “favorendo anche opportunità di lavoro e sviluppo economico”. Secondo Ficili, dal clientelismo il rischio sarebbe quello di passare all’affarismo, alla corruzione e all’infiltrazione mafiosa.

 

Marco Campagna

ha affermato che è arrivato il tempo di “non declamare più la legalità, ma di declinarla con azioni, con fatti, con servizi ai nostri cittadini, con lavori dignitosi e liberi. E soprattutto con un utilizzo corretto dei beni confiscati alla mafia, che sono una risposta sociale, economica e culturale per la nostra comunità”.

 

Enzo Alfano

ha messo l’accento sul reclutamento dei candidati al consiglio comunale, perché “adesso tutto è nella mani della politica”. Secondo il sindaco uscente, “oggi la responsabilità è di questa politica che siede a questo tavolo”, perché “una città che è stata presa dalla mafia, poi diventa disillusa, scoraggiata”. E allora “occorre un contagio di cittadinanza attiva, alla quale bisogna lavorare tutti insieme, a cominciare dalle scuole”.

 

Maurizio Abate

Lamenta invece il fatto che gli imprenditori hanno “subìto trent’anni di marchio mafia in questa città”.

 

Infine, Salvatore Stuppia

ha affermato che in caso di manifestazioni opache o tentativi di infiltrazione, c’è una sola strada: “Denunciare subito all’autorità giudiziaria. E questo poi è un cammino a cui penseranno altri”. Ma in termini di opportunità e di cultura, bisogna cominciare dalle scuole. “Facciamo leggere nelle scuole la nostra Costituzione fondata su diritti inalienabili, così facendo toglieremo il pabulum a chi vuole infiltrarsi o vuole fare delinquenza su questa comunità”. “Lo facciamo con le strutture sportive, di volontariato, togliendo i ragazzi dalla strada… Questa è la cultura antimafia, questo è il modo intelligente di essere antimafiosi”.  E sulla legalità: “Quello che è scritto in una legge, va rispettato. E se qualcosa è vietato, va vietato! Non ci possiamo nascondere dietro ad aree grigie”.

 

Egidio Morici