Una vita rubata/7. 20 anni senza Denise e i danni della tv del dolore
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Un attimo primo la bambina giocava con un cuginetto davanti l’uscio di casa, la nonna dentro impegnata a preparare il pranzo e con il cuore tranquillo, perché in Sicilia la porzione di strada davanti la porta è di tutti, i vicini buttano un occhio, e poi quel giorno c’era anche mercato, un via vai di clienti e bancarelle. A Denise piaceva.
Un attimo dopo la bambina non c’era più. Il cuore della nonna che cominciava a battere più forte, l’ansia. le domande alla zia, che l’ha vista l’ultima volta, e poi alla comare, alle persone vicine, dov’è? dov’è?, s’ammucciao? si è nascosta? Una disgrazia, un maniaco. Dove sei, Denise, dove sei?
Un attimo prima una giovane mamma era alle prese con tutti i labirinti della sua modesta vita. Il lavoro precario, i soldi che non bastano mai, un marito tradito, una figlia che aveva avuto con un altro uomo, con il quale voleva costruire un nuovo progetto di vita. Un corso di informatica da seguire nella speranza di trovare un’occupazione stabile.
Un attimo dopo quella madre entra nel più paradossale dei lutti. E’ la madre che ha perso una figlia, ma non nel senso del lutto più duro che si possa immaginare: in un senso un po’ sghembo e laterale, nella solitudine troppo rumorosa di chi una figlia l’ha persa, ma nella direzione della sparizione e del nascondimento. Dove sei, Denise? Dove sei?
Denise Pipitone è sparita nel nulla, a Mazara del Vallo, in Sicilia Occidentale, esattamente venti anni fa, il 1° Settembre del 2004. Aveva 3 anni. Il primo identikit diffuso dai Carabinieri riportava “occhi e capelli castani, una cicatrice sotto l’occhio sinistro, una piccola voglia sul collo”. Da allora, di lei, sappiamo tutto: la storia della famiglia e della madre, il patrigno e la sorellastra, le biografie di tutti i personaggi che frequentavano casa, cosa le piaceva fare e cosa no, i momenti più significativi del suo breve scorcio di vita. Sappiamo tutto di Denise Pipitone, nata a Mazara del Vallo il 26 Ottobre del 2000. Tutto. Tranne dov’è. Se è ancora viva, chi l’ha rapita, perché, dove l’ha portata, a chi.
“Mia figlia è stata rapita” dice oggi Piera Maggio, la mamma di Denise Pipitone - ormai è una specie di sottotitolo che l’accompagna - che in questi venti anni non ha smesso mai per un minuto di cercarla, di chiedere giustizia, di denunciare falle e omissioni nelle primissime indagini. “Mia figlia è vittima di un sequestro di persona” aggiunge, e sembra che dica una cosa banale, ma che non è affatto scontata. Nella iper narrazione sulla vicenda di Denise Pipitone sono stati scritti e girati documentari, decine di trasmissioni televisive hanno costruito la loro fortuna su avvistamenti e retroscena, ma davvero pochissime volte Denise è stata presentata come la “bambina sequestrata”. E’ sempre accompagnata dall’aggettivo sparita, scomparsa, dissolta nel nulla, secondo un fatalismo delle cose di Sicilia per cui la verità non è mai quella che appare, ed anche la sparizione di un corpo diventa qualcosa di metafisico.
Intorno al vuoto di Denise Pipitone, che oggi avrebbe 24 anni, eppure è sempre “la bambina scomparsa”, sono accadute tantissime cose. La sua sua vicenda e quella della famiglia diventano un caleidoscopio di storie piccole e grandi. A cominciare da quel procuratore della Repubblica, che, qualche giorno dopo la sparizione disse: “E’ viva, e sappiamo dov’è”, mentre le indagini procedevano in maniera un po’ astrusa.
E poi, la fortuna di un genere giornalistico (o forse para - giornalistico) che su questa vicenda si è fiondato con l'entusiasmo di chi ha trovato un pozzo di petrolio nel deserto. Trasmissioni, speciali, interviste esclusive. Giornalisti che fanno scoop, giornalisti in collegamento sul posto, giornalisti che annunciano ritrovamenti, giornalisti che finiscono indagati. Una certa tv del pomeriggio, la tv dell’inviata e del retroscena, la tv morbosa dell’ecco cosa si nasconde, la tv del non ce lo dicono, la tv del pianto in diretta, che entra nelle vite delle persone e le rivolta come un calzino alla ricerca della macchia da mostrare al pubblico che ama il candore del bianco, ecco, quella tv nasce proprio quando scompare Denise.
Le indagini, dopo anni, portano all’accusa per la sua sorellastra: è lei, dice la procura, che l’ha rapita e nascosta. La grande cattiva di questa storia: Jessica Pulizzi. Assolta in primo grado, assolta in secondo. Il bollino della Cassazione: “Tanti sospetti, nessuna prova concreta”. Ma non basta. Altre accuse, lettere anonime, gruppi di persone che si improvvisano investigatori, accuse tra magistrati. E poi gli avvistamenti… Dall’Africa alla Russia, passando per Milano, mezza Europa. E gli zingari, la pista degli zingari, con una bambina, Denisa, uguale precisa a lei, con il test del Dna, in questa come in altre occasioni, che deluderà tutti.
Nel mezzo, un finto pentito che dice “me l’hanno consegnata congelata, morta”, depistatori, millantatori. I mezzi speciali della Guardia Costiera per setacciare i fondali del porto di Mazara. L’agenzia spaziale europea, l’Esa, che viene contattata per capire se dai satelliti, in via La Bruna, a Mazara del Vallo, si vede qualcosa, il 1° Settembre 2004, tra le 11.37 e le 11.46. Infine, l’appello, dopo la sua cattura, al boss mafioso Matteo Messina Denaro: “Impossibile che lui non sappia nulla” dice la mamma.
C’è poi tutto il filone dei maghi. Se ne contano quattro: la medium che vide Denise in una porcilaia del paese, poi la sensitiva che sognava la bambina a Villa Ada, a Roma. Per non parlare della «paranormale inglese» a cui fu pagato un biglietto aereo da Londra per scoprire che non era inglese e neppure tanto dotata di poteri superiori. E il sensitivo che da uno chalet del Montana, addirittura, diceva di aver intercettato la “presenza” di Denise.
E la politica. C’è una legge dello Stato che si chiama “legge Denise”. Dopo tanti scioperi della fame, dopo essere arrivata addirittura al punto di incatenarsi davanti al Parlamento, la signora Piera ottiene l’approvazione di una legge che modifica il codice penale: il sequestro di minore divenne un reato ’di peso’, pena massima a 15 anni. Ogni anno in Europa ci sono 250.000 segnalazioni di bambini scomparsi: un bambino ogni due minuti non si trova più. Solo in Italia nel 2023 ci sono stati 21.951 casi di bambini di cui sono state completamente perse le tracce.
Ciclicamente, ogni anno, all’approssimarsi di un anniversario, un altro avvistamento, o l’annuncio di una svolta, un nuovo appello. Il clou è una una signora romana che denuncia: io ho visto Denise Pipitone il giorno della sparizione, era con Jessica Pulizzi, nascosta dietro una tenda, nell’hotel dove la donna lavorava, a Mazara, ed io soggiornavo lì con mio marito. E se lo ricorda dopo quasi venti anni? Si, ci ho fatto caso solo ora. Partono nuove indagini, nuovi collegamenti sul posto, si riaccendono gli speciali e piombano gli inviati. La Procura di Marsala vuole vederci chiaro, indaga e indaga ancora per scoprire che la signora si è inventata tutto. Messa alle strette, confessa. Non ero quel giorno a Mazara e neanche in Sicilia. E allora perché lo ha fatto, signora? Voleva dare una mano per la verità. Recita il suo verbale: 'C’è stato questo martellamento mediatico e quindi mi sono lasciata suggestionare…'».
Giacomo Di Girolamo - Linkiesta
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