La Corte dei Conti ha avviato un’ispezione sulla diga Trinità, uno dei simboli della crisi idrica siciliana, ma anche – secondo i magistrati contabili – emblema di sprechi e cattiva gestione. L’ispezione rappresenta un’accelerazione dell’indagine avviata sulla gestione dell’emergenza idrica da parte della Regione. Ma il presidente della Regione Renato Schifani non ci sta e attacca duramente la magistratura contabile: “Attività al di là dei propri poteri, l’inchiesta va chiusa subito”.
Il clima tra Palazzo d’Orléans e la Corte dei Conti è tesissimo, come riporta nell'edizione di oggi, 1 maggio, il Giornale di Sicilia. Già nei giorni scorsi i magistrati contabili avevano contestato alla Regione ritardi e sprechi legati al piano di costruzione di nuovi reparti ospedalieri, e ora il focus è tornato sulla crisi idrica e sulla gestione degli invasi. Il sopralluogo alla diga Trinità – impianto nel Trapanese – ha rilevato che, nonostante l’inverno piovoso, miliardi di litri d’acqua non sono stati trattenuti, a causa di problemi di manutenzione e carenze strutturali.
La Corte ha sottolineato la mancata attivazione delle procedure per la messa in sicurezza e il consolidamento dell’infrastruttura. E ha contestato alla Regione l’assenza di collaborazione, principio che dovrebbe regolare i rapporti tra organi di controllo e pubbliche amministrazioni.
Il presidente Schifani, però, risponde alzando i toni: “Non si può informare la Regione con comunicati stampa. Questa è una violazione del principio di leale collaborazione. L’accesso ai luoghi è avvenuto senza autorizzazione. Ci si muove oltre i limiti consentiti”.
Intanto, l’inchiesta prosegue e prende forma. La Regione ha incaricato l’avvocato generale dello Stato, Salvatore Pillera, di tutelare le proprie prerogative. La tensione è destinata a crescere: la Corte dei Conti, con il supporto del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, intende andare fino in fondo per chiarire cause e responsabilità della mancata gestione dell’acqua in Sicilia.