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03/05/2025 06:00:00

La grande ferita della pista ciclabile Trapani - Nubia, 20 anni dopo

 Doveva essere un tracciato suggestivo, immerso tra le saline di Trapani e Paceco, pensato per valorizzare uno dei paesaggi più affascinanti della Sicilia occidentale. Invece, la pista ciclabile Trapani-Nubia è oggi una ferita aperta nel territorio, simbolo di scelte amministrative sbagliate e pasticci burocratici che continuano a costare caro.Un’opera mai completata, abbandonata, dimenticata.


La segnalazione: “Così accogliamo turisti e ciclisti”
A riportare l’attenzione sulla pista è un cittadino trapanese: «Vorrei segnalare le condizioni in cui versa la pista ciclabile in via Libica. Sicuramente un bel biglietto da visita per chi in bicicletta, turisti e trapanesi, decide di fare un giro per raggiungere le tanto sbandierate Saline di Trapani, di cui si parla addirittura di farle sito UNESCO. Zona stupenda, ricca di fauna. Sicuramente per la loro bellezza lo meritano, ma come sempre tutto ciò che ci sta intorno viene lasciato nell'abbandono più assoluto».
Chi prova a percorrerla oggi trova soltanto vegetazione infestante, barriere rotte, tratti interrotti e un senso generale di degrado. Eppure, la pista ciclabile Trapani-Nubia doveva essere un fiore all’occhiello.


La storia: dall’idea ambiziosa alla paralisi
Il progetto nasce nei primi anni Duemila. Con delibera di giunta n. 329 del 14 settembre 2001, la Provincia Regionale di Trapani approva il progetto di “Realizzazione di una pista ciclabile nel tratto Trapani - Museo del Sale - località Nubia”, redatto dall’ingegnere Paolo Simon. Il finanziamento arriva grazie a un contributo della Regione Siciliana (630 milioni di lire) con cofinanziamento dell’ente provinciale (1 miliardo e 170 milioni di lire), per un totale di 1,8 miliardi di vecchie lire: 930 mila euro.
Il contratto d’appalto viene firmato il 25 settembre 2002 con l’impresa Di Bella Costruzioni di Catania, per un importo di circa 674 mila euro. Il cantiere viene aperto il 7 ottobre 2002, ma fin da subito emergono intoppi burocratici e tecnici. Manca infatti la necessaria variante urbanistica e non ci sono le autorizzazioni del Genio Civile per l’attraversamento del fiume Lenzi-Baiata.Un errore molto più che grossolano. Nonostante ciò, l’allora dirigente e RUP approva l’esecutività del progetto, permettendo l’avvio dei lavori. Un atto che si rivelerà disastroso.
Le autorizzazioni non arrivano mai, e i lavori vengono sospesi definitivamente il 30 luglio 2004. Nel frattempo, la ditta – rimasta in attesa – notifica la messa in mora e poi, nel 2005, porta l’ente in tribunale chiedendo la risoluzione del contratto e il risarcimento per i danni subiti.

 

Il contenzioso e il maxi risarcimento
Il processo va avanti per anni. Nel 2008 una consulenza tecnica accerta responsabilità e quantifica un danno di oltre 63 mila euro. Ma sarà un arbitrato, avviato nel 2012, a scrivere l’ultimo capitolo della vicenda. Il collegio arbitrale riconosce le ragioni della Di Bella Costruzioni e impone alla Provincia il pagamento di circa 145 mila euro per lavori eseguiti e non contabilizzati, danni da sospensione, utile non realizzato, spese legali e costi di funzionamento del collegio stesso.
Nel 2014 il debito fuori bilancio viene riconosciuto e pagato. Ma la pista resta un’opera incompiuta, mai riavviata, mai conclusa.

Un territorio senza mobilità sostenibile
La pista Trapani-Nubia, se fosse stata realizzata, avrebbe potuto contribuire a colmare un grave ritardo in termini di mobilità ciclabile. Secondo il rapporto Ecosistema Urbano 2024 di Legambiente, a Trapani ci sono appena 1,43 metri di pista ciclabile ogni 100 abitanti. Un dato imbarazzante, se confrontato con città virtuose come Reggio Emilia, che raggiunge i 48,14 metri ogni 100 abitanti. Eppure la qualità della vita e la vivibilità urbana passano anche dalla possibilità di muoversi in sicurezza su due ruote.
A questo si aggiungono le polemiche più recenti. Qualche mese fa il Comune di Trapani ha realizzato una pista ciclabile sul lungomare Dante Alighieri. La città si è divisa, come al solito, tra pro e contro.
L’iniziativa è stata duramente criticata dal comitato "Trapani – Erice una città", che ha parlato di “sprechi” e “scelte approssimative”. Secondo l’associazione, la nuova pista ha ridotto la carreggiata su una delle arterie principali della città, eliminato centinaia di parcheggi e creato disagio a pendolari e residenti. Il comitato contesta anche la mancata adozione di un piano integrato di mobilità tra Trapani, Erice e Misiliscemi, e l’assenza di navette e collegamenti efficienti con il centro. Una critica che, ancora una volta, punta il dito contro “l’improvvisazione e la mancanza di visione strategica”


Un’opera simbolo del fallimento
Oggi della pista ciclabile Trapani-Nubia restano solo tratti inutilizzabili e sterpaglie. La sua mancata realizzazione è il simbolo di una gestione approssimativa della cosa pubblica, dove leggerezze tecniche e scelte scellerate producono effetti e costi anche a distanza di anni.