×
 
 
08/05/2025 06:00:00

Il massomafioso / 2. Gli affari dell'avvocato e la latitanza di Messina Denaro

 Sarebbe stato uno dei principali finanziatori della latitanza di Matteo Messina Denaro, l’avvocato Antonio Messina. Un facilitatore economico, un gestore di affari illeciti e leciti che alimentavano le casse della famiglia mafiosa dei Messina Denaro per permettere al boss di sfuggire alla cattura. Se nella prima parte abbiamo raccontato la storia criminale di Messina e i suoi legami storici con i boss del Trapanese, in questa seconda puntata entriamo nei meccanismi con cui gestiva denaro, società, patrimoni e relazioni.


Gli affari: dal frantoio ai giochi, passando per il carburante
Le indagini che hanno portato all’arresto dell’avvocato Messina raccontano una figura centrale nella gestione del denaro e degli affari mafiosi. Messina figurerebbe coinvolto in vari settori: il gioco d’azzardo e le scommesse, i supermercati, il commercio di carburanti, gli investimenti immobiliari e soprattutto l’oleificio “Fontane d’Oro”, considerato una vera e propria “cassaforte” della famiglia mafiosa di Campobello.
Secondo gli inquirenti, l’oleificio era formalmente gestito da Franco Luppino, ma mentre questi era detenuto, era proprio Messina – insieme a Filippo Sammartano e Giuseppe Ingrasciotta – a occuparsi della gestione dei proventi. Intercettazioni ambientali con la moglie di Luppino, Lea Cataldo, mostrano chiaramente l’irritazione della donna per come i tre stavano amministrando gli incassi. Messina veniva citato come "Totò Messina", indicato come uno dei referenti principali della contabilità mafiosa dell’azienda.


Nel settore delle scommesse, Messina aveva tentato di aprire un’agenzia a Bologna sotto l’insegna “Leader Bet”, con l’appoggio dell’imprenditore Calogero Jonn Luppino, condannato per 416 bis. Secondo quanto riferito da Luppino stesso, fu lui a investire nella ristrutturazione del locale e nell’acquisto di attrezzature informatiche, salvo poi essere truffato da Messina, che rivendette tutto e sparì.


Ma è nel commercio dei carburanti che emergono le attività più recenti e spregiudicate. In un’intercettazione ambientale del 2022, Messina discute con Giovanni Vassallo, altro imprenditore di Mazara del Vallo, di una partita da 25mila tonnellate di carburante da far arrivare in Italia, con l’obiettivo di evadere accise e tassazioni. L’interesse per la ditta “Pinta & Zottolo S.p.A.” e il coinvolgimento di soggetti legati a Misilmeri fanno emergere un livello di sofisticazione imprenditoriale e criminale altissimo.
Nel corso dello stesso incontro, Messina propone anche un affare immobiliare: l’acquisto all’asta dell’Hotel Milano di Mazara del Vallo, che – dice – “ha un mare di contributi”. Vassallo risponde: “Ce lo prendiamo noi”. Un’affermazione che sintetizza l’approccio: usare prestanome e risorse sporche per infiltrarsi in settori produttivi attraverso aste giudiziarie e opportunità pubbliche.


Le relazioni: la rete che sosteneva il boss
Il potere di Antonio Messina si fondava anche su una rete di relazioni criminali costruita nel tempo. Era in contatto diretto con figure di vertice.
Tra questi, come detto, c’è Giovanni Vassallo, imprenditore e “uomo d’onore” di Mazara del Vallo, condannato per mafia e considerato uno degli snodi economici del circuito di protezione di Matteo Messina Denaro. Con lui, Messina discuteva apertamente di affari, progetti imprenditoriali e strategie di investimento.
Domenico Scimonelli, coinvolto nel traffico di carburanti e nel sistema dei pizzini. Scimonelli era uno degli uomini di fiducia del boss latitante e, secondo gli investigatori, Messina ne condivideva interessi e interlocuzioni.


La famiglia Bonafede, a partire da Leonardo, storico capo famiglia di Campobello, fino a Laura, figlia del boss e compagna di Matteo Messina Denaro. I legami familiari – Messina è zio di Salvatore Gentile, marito di Laura – si intrecciano a quelli mafiosi, creando un’alleanza di sangue e potere.
Filippo Sammartano, deceduto nel 2016, era un altro storico mafioso campobellese, pregiudicato per mafia, con cui Messina ha gestito attività economiche, come l’oleificio, e che lo ha spesso accompagnato nei suoi spostamenti.
Jonn Calogero Luppino, imprenditore del settore giochi e scommesse, già condannato, che ha sostenuto economicamente Messina in alcune iniziative imprenditoriali, ritenute di copertura per attività illecite.

 

Antonio Messina ha avuto un ruolo sistemico anche nella veicolazione dei “pizzini”, i messaggi scritti a mano che Matteo Messina Denaro utilizzava per comunicare con i suoi uomini.
Per il boss era Solimano. Ma è una storia che raccontiamo domani.

(CONTINUA)



STUDIO VIRA | 2025-04-09 10:50:00
https://www.tp24.it/immagini_articoli/09-04-2025/finanza-agevolata-per-il-settore-della-pesca-250.jpg

Finanza agevolata per il settore della pesca

Prossime scadenze Il 2025 ha spalancato nuovi scenari al settore della pesca in Sicilia. Con l’approvazione della legge che disciplina le strutture turistico-ricettive, le imprese ittiche potranno avviare attività connesse...