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13/05/2025 06:00:00

Diritti calpestati al Cpr di Milo:"serve subito il Garante dei diritti"

Trapani torna al centro del dibattito nazionale sui diritti umani. Con una lettera indirizzata al sindaco, associazioni, avvocati e operatori della società civile chiedono «senza ulteriore ritardo» la nomina del Garante comunale per i diritti delle persone private della libertà personale, figura prevista dalla legge nazionale 161/2014 e dalla legge regionale della Sicilia 10/2019 e mai istituita a Palazzo d'Alì.

L’urgenza nasce dalle condizioni del Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di contrada Milo, riaperto nel 2023 dopo la chiusura disposta nel 2022 a seguito di ripetute denunce di abusi. Oggi, sostengono i firmatari dell’appello, “centinaia di migranti sono sottoposti a detenzione amministrativa in condizioni spesso disumane”.

I medici per i diritti umani (Medu) parlano di “condizioni igienico- sanitarie inadeguate, con casi di sovraffollamento e ritardi nell’accesso alle cure e di ferite da corpo contundente non adeguatamente trattate”. 

Anche Asgi denuncia “locali sovraffollati, cibo insufficiente e condizioni che configurano trattamenti inumani e degradanti”.

Avvocati e operatori legali riportano “episodi di violenza fisica e psicologica da parte de personale“, con detenuti costretti a “dormire su materassi sporchi, in ambienti infestati da parassiti”.

Le ispezioni più recenti hanno confermato un quadro allarmante. Leoluca Orlando, l’ex sindaco di Palermo ha definito il Cpr “una forma di tortura inflitta a persone che non hanno commesso alcun reato, se non quello di non avere un permesso di soggiorno. Questo è inaccettabile per un Paese che si definisce democratico”.

La deputata europea Ilaria Salis, al termine della stessa visita, ha aggiunto: “Abbiamo riscontrato violazioni sistematiche dei diritti fondamentali, condizioni di insicurezza, abusi di potere e uno stato generale di abbandono. Le persone stanno molto male, sia psicologicamente che fisicamente. Ci sono stati numerosi espisodi di autolesionismo e diversi tentativi di suicidio. È una condizione disumana, che genera disperazione”.

Se nominato, il Garante avrebbe il mandato di:

1. migliorare costantemente le condizioni di vita e di detenzione all’interno del CPR di Trapani.
2. raccogliere segnalazioni di maltrattamenti o violazioni e inoltrarle alle autorità competenti (Procura, Prefettura, Ministero dell’Interno).
3. promuovere la trasparenza, consentendo a stampa, società civile e istituzioni indipendenti di conoscere lo stato reale della struttura.

Per i firmatari, si tratta di un atto dovuto di trasparenza. “Trapani non può essere complice di un sistema che calpesta i diritti umani”. L’istituzione del Garante comunale, già attiva in molti comuni italiani, sarebbe il primo passo per prevenire nuovi abusi.

La nomina spetta al consiglio comunale, su proposta del sindaco, e non comporta costi elevati: la legge prevede un compenso simbolico o il rimborso spese. Tuttavia, da anni la questione resta ferma.

L’appello chiede al primo cittadino di portare subito in aula il provvedimento e promette la disponibilità dei firmatari a un confronto pubblico: “chiediamo un suo immediato impegno e restiamo a disposizione per un confronto pubblico su questa emergenza”.
 



Diritti | 2025-06-17 06:00:00
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