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15/05/2025 07:35:00

Tentato omicidio a Strasatti, a Giugno si avvia il processo

“Non sono stato io a colpire in testa il mio connazionale. Io anzi sono stato ferito ad una gamba e mi sono risvegliato in ospedale. C’erano sette o otto persone che stavano litigando tra di loro. Magari sarà stato qualcuno di loro”.

E’ così che il 26enne tunisino Mohamed Alì Khalifa si è, con l’aiuto di un interprete, davanti al gup del Tribunale di Marsala Sara Quittino, che l’ha rinviato a giudizio per il tentato omicidio del 32enne Mounir Mhadhbi, che il 20 luglio dello scorso anno, a Strasatti, fu colpito al capo con una pesante arma bianca.

Per questa vicenda, Khalifa si trova in custodia cautelare in carcere. E non può usufruire dei domiciliari perché non ha un’abitazione. A difenderlo è l’avvocato Vito Daniele Cimiotta. Titolare del procedimento è il sostituto procuratore Giuseppe Lisella.

Il processo verrà avviato, in Tribunale, il prossimo 24 giugno. Il 26enne tunisino è accusato di aver tentato di uccidere, nel corso di una lite, il connazionale “con un oggetto pesante e tagliente (accetta o mannaia)”, colpendolo violentemente al capo mentre la vittima gli dava le spalle. Causandogli così una “frattura a decorso obliquo in sede fronto-parietale di sinistra scomposta e pluriframmentaria della teca cranica con multipli segmenti ossei aggettanti in sede intraparenchimale cui si associano alcuni minuti focolai emorragici circostanti”. Questa la descrizione medica riportata nel capo d’accusa. Lesioni dalle quali, si legge nelle carte, è derivato un “gravissimo pericolo di vita”. Insomma, il Khalifa avrebbe compiuto “atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte di Mhadhbi, non verificandosi l’evento per cause indipendenti dalla sua volontà”. E cioè per il tempestivo intervento di un’ambulanza e dei medici del Pronto soccorso. Le indagini sul fatto di sangue sono state svolte dalla polizia.



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