Ieri pomeriggio Leonardo Mendolicchio, psichiatra e psicanalista, direttore di due reparti per i Disturbi del Comportamento Alimentare, ha presentato il suo libro “L’amore è un sintomo”, edito da Solferino, presso l’aula magna dell’Istituto Abele Damiani di Marsala.
L’incontro organizzato da Tp24 e dall’ASP di Trapani ha visto la partecipazione della dottoressa Vania Mantia, referente DCA per l’Azienda provinciale.
Una platea molto attenta, formata da studenti e adulti, ha formulato delle domande e posto degli spunti di riflessione soprattutto su come riconoscere un disturbo in un adolescente, complici pure i social che facilmente veicolano messaggi distorti.
Mendolicchio e il suo libro
Le tematiche affrontate sono state diverse, a partire dal libro per scoperchiare il vaso delle convenzioni sociali, che ci vuole tutti uniformati a modelli e cliché che poco hanno a che fare con l’amore, la sua natura vera, che è fragile e misteriosa. L’amore può essere provocatoriamente un sintomo ma è certamente una leva sociale, che implica pure responsabilità, uno sguardo diverso da quello che per anni ci hanno propinato.
Casi clinici si alternano a punti di domande, a certezze che vengono rimodulate. Perché il punto di vista non è solo uno ma diverso, così da puntare ad una riflessione concreta, che muove da una granitica certezza: ogni disagio psichico è narrazione sociale e, allo stesso tempo, una responsabilità condivisa.
Il dottore Mendolicchio che si occupa di DCA da molti anni non ha mancato di affrontare i temi della Sanità, la mancata prevenzione perché mancano gli investimenti, le risorse poche e nemmeno ben canalizzate. La salute mentale non sempre adeguatamente supportata dalla legislazione nazionale.
Mantia e i cași in provincia
I DCA sono cresciuti dalla Pandemia in poi, andiamo oltre il 30% dei casi in più, siamo intorno ai 4mila morti l’anno in tutto il Paese. In provincia di Trapani cresce la presa in carico dei minori affetti da queste patologie, stiamo parlando sempre di numeri emersi, quindi con una tracciabilità del percorso, mentre c’è tanto altro sommerso che non viene affrontato per diversi motivi, a cominciare da una sottovalutazione del problema.
Il primo vero campanello di allarme è legato alla famiglia, è in quell’ambiente che si manifestano le prime reazioni come la rinuncia al cibo: si mangia in camera da soli, non si va al pranzo domenicale con altri parenti, una serie di comportamenti che costituiscono un vero allarme. A questo si aggiunga che sulle piattaforme social sono virali le challenge che riguardano o le grandi abbuffate ovvero il digiuno per diversi giorni, ancora come provocarsi il vomito.
La dottoressa ha parlato di prevenzione come momento anche di confronto e di incontro con le scuole, nelle piazze con dei banchetti. Insomma un'azione capillare che deve vedere in campo diverse componenti sociali.