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22/05/2025 08:27:00

Droga, pena confermata per un marsalese. Niente misure alternative

La Cassazione ha respinto il ricorso del 35enne marsalese Alberto Giacalone, condannato per fatti di droga, avverso l’ordinanza del giudice monocratico del Tribunale di Marsala che, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva rigettato l’istanza volta alla sostituzione della pena detentiva che gli è stata inflitta il 19 maggio 2020 (definitiva il 14 dicembre 2023) con la pena del lavoro di pubblica utilità o con altra alternativa prevista dalla legge.

A respingere l’istanza, su richiesta del procuratore generale Elisabetta Ceniccola (volto noto alle aule di giustizia lilibetane, essendo stata, negli anni ’90, pm alla Procura di Marsala), è stata la prima sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da Giacomo Rocchi. A sostegno del diniego alla pena sostitutiva, sottolinea la Suprema Corte, il giudice del tribunale di Marsala “aveva evidenziato la gravità della condotta di cessione di droga, con recidiva specifica reiterata e infraquinquennale, compiuta mentre il Giacalone era già sottoposto a misura di prevenzione”.

Aggiungendo che, peraltro, “annovera plurimi precedenti penali, anche per evasione, con più carichi pendenti”. Escludendo, infine, “che le pene sostitutive siano più idonee alla rieducazione del condannato e assicurino la prevenzione dalla commissione di reati”. Per i giudici romani, quindi, il ricorso è “infondato”. E per questo lo ha rigettato, condannando il Giacalone (che, dunque, deve rassegnarsi a scontare la pena detentiva) anche al pagamento delle spese processuali.