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27/05/2025 06:00:00

Storie di fuorisede: Marco, da Trapani a Kalamos. Crescere fuori per ...

 

Storie di Fuorisede è la nuova serie di articoli di Tp24 che raccoglie le voci di giovani trapanesi che hanno lasciato la loro terra per studiare o lavorare altrove. Attraverso i loro racconti esploriamo sogni, difficoltà, scelte personali e il legame, spesso resistente, con le proprie radici. Oggi raccontiamo la storia di Marco Giannitrapani.

Marco, da Trapani a Kalamos: crescere fuori, sognare di tornare

Marco ha 23 anni, è di Trapani e attualmente si trova per un volontariato ambientale a Kalamos, un’isoletta greca di 200 abitanti. Si è da poco laureato in biotecnologie all’università di Ferrara. Come tanti giovani trapanesi la sua è la storia di chi se n’è andato e non sa se riuscirà a tornare, per questo abbiamo deciso di fermarci ad ascoltare e capire quali sono le motivazioni delle decisioni che lo hanno portato qui oggi.

“Il mio percorso l’ho scelto un po' per caso” dice, inizialmente si era iscritto in ingegneria navale, ma dopo aver capito che non era la sua strada si è indirizzato verso un percorso affine alla Biologia. Il contesto in cui è cresciuto sicuramente è stato determinante, la passione per la natura lo ha spinto a voler conoscere fino in fondo i suoi misteri. Eppure alla domanda “Perché lasciare Trapani?” risponde: “Trovo che lasciare il nido sia il miglior modo per crescere e farlo velocemente”.

Allora a 19 anni parte e va a Ferrara. Rimarrà lì tre anni, fino alla laurea. Riguardo alla sua esperienza però non è particolarmente entusiasta, la descrive come “un ambiente poco stimolante”, anzi aggiunge: “l’università è strutturata in modo da permettere agli studenti di poter seguire le lezioni a distanza, il tutto a discapito delle relazioni umane”. Il tema dei rapporti con le persone è ricorrente nella conversazione con Marco. Alcune sue parole ci hanno colpito: “Penso che molti di noi siano abituati a stare in città dove spesso ti senti un po’ come le formiche, sempre a correre qua e là, dove ognuno fa il suo senza neanche accorgersi di chi sta mangiando nel tavolino accanto”.

Conclusa la triennale, proiettato verso il mondo del lavoro o gli studi magistrali, si rende conto che forse sta correndo troppo, senza però che qualcuno lo stia inseguendo. E’ una sensazione comune a molti giovani oggi, ma non tutti spesso se ne rendono conto o hanno la forza di fermarsi, guardarsi indietro e prendersi del tempo per coltivare o scoprire nuove passioni. Lui decide di farlo, si candida e viene selezionato per un volontariato ambientale in una piccola isola nella costa Ionica della Grecia.

Esce dalla frenesia della vita cittadina e riscopre qualcosa che probabilmente gli era mancato negli anni precedenti: il calore umano. Della sua esperienza a Kalamos infatti non racconta i dettagli della sua attività di volontariato, piuttosto dice: “Vivere in un villaggio avendo la possibilità di stare con altri ragazzi provenienti da tutta Europa è qualcosa che mi ha arricchito tanto, qui il contatto umano è vero e basta passare due volte davanti alla casa di qualcuno per diventare amici”.

Marco si è riappropriato del suo presente e le idee riguardo il suo prossimo futuro sono abbastanza chiare: continuare gli studi a Torino in Biotecnologie Vegetali. All’inevitabile domanda “Pensi di tornare a Trapani?” risponde: “Mi piacerebbe… ma la vedo dura, Trapani è un posto che non mi garantisce grandi prospettive di carriera”. Le idee e le ambizioni non mancano, ma rispetto al desiderio di tornare bisogna fare i conti con la realtà: “Mi piacerebbe avviare un’impresa per la preservazione della flora locale, oppure aprire una ONG di protezione ambientale su una delle isole davanti alla città, capace di ospitare ragazzi da tutto il mondo. Ma servono fondi, permessi, e la mentalità del posto non sempre è pronta ad accogliere le novità. È un sogno difficile da realizzare, almeno per ora”.

A chi sta per partire, Marco consiglia l’esperienza all’estero senza esitazioni. “Per la lingua, certo, ma soprattutto per uscire dalla propria bolla. È un modo per mettersi alla prova, per scoprire chi sei davvero”. Su Ferrara non si sente di esprimere un giudizio assoluto: “Per qualcuno può essere l’ambiente giusto”. E per chi pensa a un percorso in Biotecnologie? “Suggerisco di non scegliere a prescindere il percorso medico a discapito di quello ambientale, si tratta di un percorso altrettanto interessante e a mio avviso anche con più possibilità di scelta di carriera arrivati a fine percorso”.

La storia di Marco è significativa perché è la storia di tanti giovani che sentono il bisogno di uscire dal turbine di aspettative e responsabilità che spesso li travolgono, per riscoprire davvero quali sono le loro priorità. È la storia di chi ha capito che crescere non significa solo accumulare risultati, ma anche imparare a stare con gli altri. Condividere emozioni, passioni, fragilità. Insomma la sua è la voce di chi non vuole sentirsi un numero di matricola e di chi non vuole vivere la propria esperienza universitaria da dietro lo schermo di un computer. Ma non tutti riescono ad accorgersene in tempo. Non tutti trovano il coraggio, o lo spazio, per fermarsi. Marco ha interrotto la corsa, ma non ha perso di vista la meta. Ha solo capito che, per arrivarci, vale la pena andare al proprio passo.