I giovani e la politica . Il 31 maggio si è svolto a Roma il congresso dei giovani di Forza Italia, evento annunciato con grande enfasi per la presenza di un "super-ospite". Si è poi scoperto che l’ospite in questione era Fedez. L’idea è partita da Maurizio Gasparri, naturalmente con il benestare di Antonio Tajani.
L’invito, soprattutto tra i dirigenti più anziani, non è stato accolto con entusiasmo. Tra i più critici, Stefania Craxi. Eppure, ciò che dovrebbe far riflettere l’osservatore politico — e ancor più il centrosinistra — è che il partito considerato da molti il più moderato e dialogante abbia scelto proprio Fedez come interlocutore per confrontarsi con i giovani di Forza Italia.
Il ministro degli Esteri ha motivato così la scelta: «Se i giovani di Forza Italia vogliono ascoltare la testimonianza di Fedez, che ha milioni di follower, vuol dire che qualche qualità ce l’ha». Ha poi aggiunto: «Nessun giovane ha detto di sposare le idee di Fedez. Lasciamo al movimento giovanile la libertà di provocare, stimolare, essere frizzante. Guai a imbavagliarlo. Vogliamo capire cosa accade nelle periferie, perché tanti giovani si suicidano o diventano violenti».
Insomma, chiedere a Federico Leonardo Lucia (in arte Fedez) un’analisi sul disagio giovanile nelle periferie sembra, a molti, eccessivo. Che sia diventato un maître à penser della politica appare paradossale, considerando che ha trasformato la sua vita di successo in una soap opera visibile 24 ore su 24, che vanta l’amicizia o la collaborazione con alcuni ultras milanesi imputati in tribunale.
Nel 2021, durante il Concertone del Primo Maggio (in versione ristretta causa Covid, presso la Cavea dell’Auditorium Parco della Musica), prima della sua esibizione denunciò pubblicamente un presunto tentativo di censura da parte della Rai. Accusò i vertici di avergli imposto un cambio del testo, salvo poi ammettere di non aver mai ricevuto alcuna richiesta formale in tal senso.
Ma il culmine dell’incoerenza lo raggiunse quando rivendicò i diritti dei lavoratori ottenuti attraverso le lotte sindacali. Peccato fosse nel frattempo testimonial di Amazon, azienda i cui dipendenti da anni denunciano condizioni di lavoro insostenibili e stipendi inadeguati.
Se dunque il contraltare autorevole per il partito del “Caimano” è Fedez, il messaggio è fin troppo chiaro: la ricetta politica proposta dalle nuove leve resta ancorata a vecchi schemi — riduzione della spesa pubblica, abolizione dello Stato sociale, flat tax, maggiore libertà economica — come se la dismissione dell’IRI di un quarto di secolo fa non avesse già portato a un’espansione incontrollata dell’autodeterminazione economica in Italia. Tutto questo senza mai interrogarsi sull’impatto dell’iperliberismo.
La libertà d’impresa — soprattutto quella piccola e media — è da sempre una stella polare per il centrodestra, e non sorprende. Ma la scelta di impostare un dialogo con Fedez, sostenuta dal vertice del partito, rappresenta una chiara provocazione e, al contempo, una delegittimazione indiretta del centrosinistra. Tuttavia, resta anche una grande occasione persa per i giovani azzurri: criticare il pensiero di Vannacci va bene, ma offrire in cambio solo populismo “frizzante” rischia di svuotare ogni reale proposta politica.
Vittorio Alfieri