L'8 e 9 giugno siamo chiamati a votare per i referendum e non si vuole entrare nel merito degli stessi, se non rammentare che sono cinque: quattro riguardano il lavoro, l'altro i requisiti per accedere alla cittadinanza italiana.
Si desidera, invece, ricordare che il referendum è uno strumento di democrazia diretta che permette ai cittadini di decidere su una legge in prima persona, senza intermediazione del rappresentante delegato, ed è contemplato dall’articolo 75 della Costituzione della Repubblica.
Nei casi presi in considerazione, che sono abrogativi, saranno validi se parteciperà alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e sono contemplate anche le schede nulle e bianche. Infine, si ricorda che fino al 1993 la legge affermava che i non votanti per le elezioni delle Camere venivano sanzionati:
"L’esercizio del voto è un obbligo al quale nessun cittadino può sottrarsi senza venir meno a un suo preciso dovere verso il Paese", e aggiungeva:
"L’elettore che non abbia esercitato il diritto di voto deve darne giustificazione al sindaco. L’elenco di coloro che si astengono dal voto senza giustificato motivo è esposto per la durata di un mese nell’albo comunale. Per il periodo di cinque anni la menzione ‘non ha votato’ è iscritta nei certificati di buona condotta".
Non trattandosi di dovere giuridico, nel 1993 si è pensato di abrogare la norma del 1957 che comminava sanzioni agli assenteisti, ed essendo lontana la stagione referendaria, che ebbe inizio nel 1974, si riferiva solo alle elezioni politiche. Sulla legittimità dell'astensione stabilita dalla Costituzione si può dibattere e nessuno, fortunatamente, può vietarlo. Si esprime il parere personale: la Costituzione definisce le condizioni della validità della consultazione, non la liceità dell'assenza.
Ma le massime cariche dello Stato, che sono Presidente della Repubblica, Presidenti delle Camere, Presidente del Consiglio dei Ministri, Presidente della Corte Costituzionale, dovrebbero agire in modo istituzionale, non come ha fatto La Russa invitando a non andare a votare, oppure come la Meloni, più subdola, che ha dichiarato:
"Vado a votare, ma non ritiro le schede: è una delle opzioni", che significa non aver votato, anche perché l'articolo 48 della Costituzione stabilisce che:
"Il suo esercizio è dovere civico". La Costituzione non può essere citata ad uso e consumo. In attesa della prossima boutade, buon referendum, perché “libertà è partecipazione”.
Vittorio Alfieri