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04/06/2025 06:00:00

Trapani Shark – Comune: tregua armata. Antonini minaccia l’addio, ma si tratta ancora

 

«Se il Comune di Trapani ci mette nelle condizioni di rimanere a Trapani, noi restiamo qui. Altrimenti, il Comune di Trapani avrà costretto Valerio Antonini ad andarsene». Così, con la consueta enfasi, il patron della Trapani Shark ha lasciato ieri Palazzo d’Alì, dove si è svolto il primo confronto ufficiale tra la sua squadra di legali e tecnici – guidata dall’avvocato Roberto Schifani, figlio del presidente della Regione Renato Schifani – e i rappresentanti dell’Amministrazione comunale, per dirimere la lunga vertenza che ruota attorno alla gestione del PalaShark.

Il clima

 

 Un incontro definito interlocutorio, ma tutt’altro che disteso. La tensione si è percepita sin dalle prime battute, con Antonini che ha scelto di lasciare anzitempo la sala Sodano per “non infastidire” i presenti, come ha dichiarato ironicamente nella solita intervista rilasciata al giornalista della sua emittente, pronto dietro la porta con microfono e telecamera.

«Quando parlo io si infastidiscono – ha detto Antonini davanti alle telecamere – perché dico le cose come stanno. Gli avvocati cercano di mediare, io no. E poi non amo i politici, il 90% delle cose che dicono mi dà il prurito».

Una mossa studiata, l’ennesima  confezionata per il suo pubblico. Il presidente Shark continua a interpretare il ruolo dell’imprenditore solitario circondato da burocrazia, incompetenze e presunti complotti. Eppure, ieri il Comune – pur nel rispetto delle norme – ha dato segnali di apertura.

I nodi sul tavolo

 

Due i punti critici discussi:

 

  •  La trasformazione in Srl della società sportiva, avvenuta nel giugno 2024. Secondo Antonini, il Comune ne era a conoscenza e non avrebbe mai sollevato contestazioni fino a oggi.
  • L’impianto di climatizzazione, che Antonini chiede venga installato a carico del Comune, nonostante la convenzione – firmata da entrambe le parti – specifichi che ogni spesa ordinaria e straordinaria è in capo alla società concessionaria.
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    Sul tavolo anche il pagamento delle utenze non saldate, per un totale di 120 mila euro tra acqua e luce, che il Comune chiede di regolarizzare e che la società sostiene di non essere stata mai formalmente sollecitata a pagare.

    Antonini, dal canto suo, ha ribadito di aver investito oltre 2,2 milioni di euro nel palazzetto (cambiando ancora una volta la cifra rispetto ai tre milioni di euro dell'ultima volta ...) lamentando promesse disattese, mancanza di comunicazione, e una burocrazia “che rischia di spegnere il sogno Shark”.

    La posizione del Comune

     

    Il Comune, rappresentato dal sindaco Giacomo Tranchida, dall’assessore allo Sport Emanuele Barbara e dai tecnici comunali, ha ribadito l’intenzione di trovare soluzioni nel rispetto delle leggi. «Trapani sostiene gli investimenti nel rispetto delle regole. Gli aspetti tecnici e procedurali – ha dichiarato Tranchida – sono oggetto di un approfondimento che auspico sia ispirato al buon senso. Da parte nostra c’è la volontà di trovare soluzioni, ma sempre in coerenza con i regolamenti».

    Un modo diplomatico per dire che i condizionatori non si possono installare con soldi pubblici, e che una società a scopo di lucro come la SportInvest non può ricevere contributi diretti, pena il rischio di rilievi contabili e giudiziari.

    Il prossimo passo

     

    Il confronto riprenderà il 10 giugno, con un nuovo tavolo tecnico. Intanto, Antonini continua a giocare su due fronti: trattativa ufficiale da un lato, comunicazione muscolare dall’altro. Il solito doppio binario tra Palazzo d’Alì e la sua emittente televisiva, dove – anche ieri – ha continuato a parlare più da tribuno che da dirigente sportivo.

    Nel frattempo, resta valida la domanda: può una città piegare le regole per trattenere un imprenditore? O è arrivato il momento – per tutti – di tornare a separare sport, affari e politica?