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07/06/2025 09:00:00

Trapani, l’acqua c’è ma non per tutti: le vie dimenticate e i dubbi sull’accordo con Siciliacque

La distribuzione idrica è ripresa quasi ovunque a Trapani, ma per alcune vie del centro storico l’acqua continua a non arrivare. Dopo giorni di emergenza legata allo squarcio di una condotta durante i lavori di Siciliacque a Bresciana, oggi l’erogazione è tornata regolare in zona nuova, mentre ieri ha raggiunto in modo abbondante gran parte del centro. Ma non tutte le utenze sono state servite.

È il caso, tra gli altri, di via Quiete e Piazzetta Cuba, dove si trova la pizzeria Rianì. “Sono sei mesi che non riceviamo acqua dall’acquedotto”, ha raccontato pubblicamente la titolare, “compriamo autobotti ogni giorno, senza alcun sostegno dal Comune”. Solo dopo una denuncia via social, ieri mattina un’autobotte comunale si è fermata davanti al locale. Un gesto tardivo, ma che ha acceso i riflettori su una questione più ampia.

“È un problema di quantità di acqua immessa in rete”, spiega Rosario Rizzo, del Comitato cittadino spontaneo TP “L’acqua è un diritto di tutti”. “Se non si manda acqua a sufficienza per rifornire tutti, alcune zone restano tagliate fuori. Non è colpa delle tubazioni, ma di una distribuzione non bilanciata”. In chat interne e segnalazioni pubbliche, molti sospettano che – in caso di scarsità – vengano chiuse intenzionalmente alcune valvole per salvare la pressione altrove. “Sacrificano alcune vie – continua Rizzo – per permettere ad altre di ricevere almeno una parte del flusso”.

Il Comitato si prepara all’incontro fissato per l’11 giugno in Prefettura. Un’occasione per portare alla luce mesi di disagi e interrogativi irrisolti, come quello sull’accordo tra Comune e Siciliacque del 2019, che ha cambiato radicalmente l’equilibrio della rete idrica. Prima di allora Trapani vendeva acqua a Siciliacque per rifornire Favignana; dopo il cosiddetto “accordo di couso”, è la società regionale a immettere da sola acqua nel serbatoio di Bresciana. “Dovremmo avere più acqua a disposizione – osservano i membri del Comitato – e invece siamo più a secco di prima, pagando pure un milione e mezzo l’anno per acquistarla”.

Una vicenda intricata, che mescola responsabilità politiche, scelte tecniche e diritti negati. Ma una cosa è certa: a Trapani l’acqua resta un problema irrisolto. E chi vive nei quartieri dimenticati, come via Quiete o vicolo Monasteri, lo sa bene.