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12/06/2025 20:10:00

Valderice, la rabbia dei cittadini di Casalbianco. "Svenduta la cappella che abbiamo costruito con tanti sacrifici"

Una vendita silenziosa, decisa senza consultare nessuno, ha scatenato la delusione e la rabbia della comunità di Casalbianco, frazione di Valderice. Oggetto del contendere è la cappella del piccolo borgo, ceduta per appena 20.000 euro dalla parrocchia "Maria SS. della Purità" di Valderice senza alcun preavviso ai residenti che, per decenni, l’hanno custodita, mantenuta e vissuta come luogo di fede e di condivisione.

La denuncia arriva da Gianfranco Palermo, cittadino della frazione, che ha scritto una lunga lettera pubblica per portare all’attenzione dell’opinione pubblica quella che definisce «una ferita profonda inferta alla comunità». Secondo Palermo, la vendita – sancita ufficialmente da un atto notarile firmato lo scorso dicembre – sarebbe avvenuta in totale assenza di trasparenza e confronto con i cittadini, e senza offrire loro la possibilità di trovare soluzioni alternative, come una raccolta fondi per l'acquisto da parte della stessa comunità.

Una storia di fede e sacrifici ignorata

La cappella, raccontano gli abitanti, non era solo un luogo di culto: rappresentava un punto di riferimento per le famiglie della zona, costruito anche con il lavoro volontario di tanti residenti. «Abbiamo dato il nostro tempo, le nostre braccia e il nostro cuore», scrive Palermo. «Ora tutto è stato venduto e abbandonato, perfino gli arredi sacri: altare, statue, quadri e banchi sono stati lasciati lì, dimenticati».

Le risposte della Curia

Il 28 marzo scorso Palermo ha incontrato il vescovo di Trapani, mons. Pietro Maria Fragnelli, per chiedere spiegazioni. Il presule – secondo quanto riportato – si sarebbe detto rammaricato, promettendo un incontro con la comunità. Incontro che però non c’è mai stato. In una comunicazione successiva, arrivata via email il 5 maggio, il vescovo ha giustificato la decisione con motivazioni tecniche e pastorali: l’edificio sarebbe pericolante, il contratto di comodato d’uso mai formalizzato, le offerte per la gestione troppo scarse e la partecipazione della comunità scarsa o insufficiente.

La replica dei cittadini

«È una versione che non possiamo accettare», replica Palermo. «Non ci è mai stato chiesto nulla, non abbiamo avuto modo di partecipare o di proporre soluzioni. Questa non è solo una vendita: è una cancellazione della nostra storia. La Chiesa dovrebbe unire, non dividere. Dovrebbe accompagnare le comunità, non voltare loro le spalle».

La comunità ora chiede al vescovo di aprire un dialogo vero, di assumersi responsabilità e di valutare provvedimenti verso chi ha agito «senza trasparenza e senza coinvolgimento».

«Quella cappella – concludono i cittadini – non è solo un edificio. È un simbolo. E noi non smetteremo di difenderlo».