"Tanto tuonò che piovve" sul sindaco Massimo Grillo e la sua giunta. La celebre frase attribuita a Socrate – dopo che la moglie Santippe, esasperata da un litigio, gli rovesciò sulla testa un secchio d’acqua mentre parlava con i suoi allievi – ben si adatta alle vicende politiche che stanno attraversando il governo della città di Marsala e gli ormai ex partiti di maggioranza.
Dopo la "scomunica" per la recente nomina dei due nuovi assessori – in ordine cronologico Di Girolamo, 16°, e Lombardo, 17° – indicati inizialmente dal sindaco come espressione della nuova DC di Totò Cuffaro (affermazione poi smentita), il cielo adesso minaccia tempesta.
Venerdì pomeriggio Fratelli d’Italia – la Santippe della situazione – ha gelato il primo cittadino – il nostro Socrate – mentre era impegnato con i suoi “allievi” alla presentazione di un libro. Con lui, Ferrantelli, Tumbarello, Di Girolamo, e l’altro “Dioscuro” Sturiano. In quell’occasione è arrivata la notizia del comunicato di FdI, che recitava: "Nonostante gli appelli e il tempo concesso al sindaco Grillo per tentare una riaggregazione della maggioranza, questo percorso non ha avuto esito. Per questo motivo, Fratelli d’Italia ritiene conclusa la propria esperienza all’interno dell’attuale esecutivo comunale."
La politica, attraverso i suoi canali ufficiali, ha dunque lanciato un messaggio lapalissiano: siamo all’opposizione della giunta Grillo e della maggioranza consiliare.
Dopo la nuova DC di Cuffaro, è arrivata la doccia fredda. In un primo momento, infatti, il partito della Meloni non aveva preso apertamente le distanze dal sindaco, come invece avevano già fatto Scala (nuova DC), Toni Scilla (FI), Castiglione (Noi Moderati) e Grande Sicilia.
A rigor di logica – che per la politica lilibetana è spesso un ossimoro – Piccione e Bilardello avrebbero dovuto dimettersi ieri più che oggi. Ma su quest’ultimo, secondo alcuni rumors, pare ci siano ancora forti indecisioni.
La soluzione per ridare credibilità agli attori della vicenda potrebbe essere una nuova mozione di sfiducia. I numeri, almeno teoricamente, ci sarebbero tutti: 17 favorevoli contro 15, escludendo i “fedelissimi” Sturiano, Gerardi, Titone, Fernandez Carnese, Ferrantelli e Di Girolamo. A questi si potrebbero aggiungere i “ravveduti” Vinci e Accardi, già critici un anno fa.
Una sfiducia metterebbe fine al divide et impera del sindaco e anche alle stucchevoli lamentazioni provenienti da Sala delle Lapidi, con una bella pioggia scrosciante a chiudere la scena.
Vittorio Alfieri