La sedia era lì che aspettava il ritorno dell’ assessora Donatella Ingardia, una breve vacanza che è durata meno di un mese per assumere nuovamente il ruolo.
E torna nuovamente Enzo Sturiano a dare le carte a questa Amministrazione e a godere di posizioni, di potere e a maneggiarlo. La città però non vede alcun miglioramento. Tutto è ad uso e consumo di postazioni personali, spacciate per il bene della collettività.
Alla Ingardia era stato chiesto un passo di lato per dare spazio in giunta ad altri, poi le dimissioni di Giusy Piccione (FdI) e quindi il ritorno.
La Ingardia non rappresenta nessuna area se non se stessa, il suo unico voto, l’esercizio del potere da parte di Sturiano. Una guida senza patente, novella al ruolo di amministratrice e ancora di più a quello della politica. Vicina però al sindaco, con la famiglia Grillo ha goduto dello spettacolo dei fuochi d’artificio. E a casa non si invita chiunque.
Si ricompone così la giunta, che è formata dal vicesindaco Giacomo Tumbarello, dagli assessori Salvatore Agate, Ignazio Bilardello, Ivan Gerardi, Gaspare Di Girolamo, Giuseppe Lombardo, Donatella Ingardia. A breve ci sarà la distribuzione delle deleghe.
Sturiano e la compagnia del potere
Avrebbe più volte detto pubblicamente che non si trova bene in questa giunta, che il sindaco è un uomo solo al comando, che c’è un difetto di comunicazione. Salvo poi essere con il sindaco il primo complice del fallimento della città, mai ci furono 5 anni così bui. E Sturiano non è estraneo, così come vorrebbe fare credere.
Si muove tra le stanze dell’ufficio tecnico, non è solo il presidente del consiglio, ha espresso la Ingardia ma ancora prima Ivan Gerardi ai Lavori Pubblici. E’ un sistema di potere che adesso dura da parecchi anni e che trova conferma nel ripescaggio della Ingardia. Un paradosso, che suona davvero male per chi ancora crede che la politica sia fattività ma soprattutto espressione di buona amministrazione e prima ancora di ideali. Si muovono in branco pensando di fare politica, ma riecheggiano la prima Repubblica, dove però la qualità politica e professionale era nettamente superiore.
Sturiano e la sua compagnia del potere: Tommaso Putaggio, Rino Ragona, Massimo Fernandez, Vanessa Titone. Poi ci sono gli amici esterni che lo supportano e che hanno comunque trovato giovamento. La Ingardia non è solo amica di famiglia di Sturiano ma anche del gruppo del sabato sera. Opportunità politica calpestata sotto i piedi. A dimostrazione che i casi giudiziari regionali non hanno insegnato nulla a nessuno.
Gestione e consenso
Tutto è finalizzato a gestire consenso, guardando al 2026. Ma non ci sono i partiti con loro, seppure con fare arrogante continuino a dire che saranno loro a determinare lista e sindaco. Può darsi, ma non è così che si determina la buona politica, è solo un mix di gestione inappropriata di potere e postazioni in questo momento.
Donne e politica
La Ingardia ha molto poco da essere felice e sorridente. Non le capiterà certamente più di fare l’assessore, ma in politica c’è una dignità che viene prima dell’opportunità personale. E questo lo sai se hai fatto scuola di partito. O se, molto banalmente, si tiene a se stesse. La dignità in certi casi, sembra diventare un optional sacrificabile in cambio di una poltrona, di un effimero ritorno personale.
La Ingardia risparmi la solfa del “servizio alla collettività”. La vicenda che la riguarda definirla imbarazzante sarebbe un eufemismo: a distanza di poche settimane torna esattamente nello stesso ruolo da cui era stata invitata a dimettersi.
Ma cosa e chi rappresenta la Ingardia? Non di certo i cittadini. Ma si aprono interrogativi sul senso delle istituzioni e sull’autonomia di chi le rappresenta.
Ma dove finisce la dignità personale quando si accetta di tornare dopo essere stati messi alla porta senza spiegazioni? Dov’è l’orgoglio di chi, almeno in teoria, dovrebbe essere al servizio della collettività e non dell’arbitrio di un sindaco che ti nomina e ti invita ad andare come se stessi giocando a Risiko? Questo è il vero mancato rispetto nei confronti dei cittadini.
Non ci si poteva aspettare altro da una assessora che ha bollato i fatti criminali in città, non come mancata sicurezza, ma come “allarmismo da parte della stampa”.
Non si tratta di un attacco gratuito alla Ingardia, ma di coerenza e rispetto, perché se un amministratore pubblico si dimette su sollecitazione e poi viene riconvocato, deve rifiutare.
Altrimenti si è strumento debole di un teatrino istituzionale che si fa beffe delle regole più basilari della rappresentanza. Ed ecco che la Ingardia si è supinamente piegata alla logica del potere, facendo perdere credibilità alle Istituzioni, e trasmettendo un messaggio devastante: che tutto è trattabile, che tutto ha un prezzo, anche la dignità.
Ci risparmino Sturiano e allegra compagnia la retorica del “senso di responsabilità” o di “amore per la città”. La responsabilità si esercita anche dicendo no. L’amore per la città si dimostra anche rifiutando di essere usati come pedine sostituibili e silenziose.
Oggi la Ingardia riveste un ruolo senza autorevolezza, dimostrando che le nomine assessoriali sono merce di scambio e non scelte di integrità. Perché senza dignità, non c’è amministrazione che tenga.