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11/07/2025 06:00:00

Castelvetrano. Il cane “caduto dal cielo” e la burocrazia infinita

 Il singolare incidente è accaduto a Castelvetrano.  Improvvisamente un cane, che sembrava piovuto dal cielo, ha sfondato la parte frontale di un’utilitaria, distruggendo radiatore e parte del motore.

Intorno alle 20 di mercoledì scorso, la signora Annamaria Saladino di 69 anni si stava dirigendo verso il centro della città con la sua Opel Corsa, di ritorno dal centro commerciale di via Caduti di Nassiriya. Dopo aver incrociato in via Seggio un furgone con cassone aperto che trasportava numerosi cani, ha sentito uno schianto e, una volta fermatasi e scesa dalla macchina, non credeva ai propri occhi. Quelli che inizialmente le erano sembrati due pezzi di legno erano in realtà le zampe di un pitbull marrone che venivano fuori dal muso della sua auto.

Secondo la signora, il furgone, che viaggiava a velocità sostenuta nella direzione opposta alla sua, dopo l’impatto avrebbe accelerato ulteriormente, allontanandosi verso Partanna. Per questo motivo, già abbastanza scossa, non sarebbe riuscita a prendere il numero della targa.

Mi sembra un film – ha commentato Carmen Sant’Angelo, la figlia – Non avevo mai visto nulla del genere. Mia mamma è sconvolta per la fine del povero cagnolino e noi siamo rimasti senza macchina. L’Opel è stata portata via dal carro attrezzi e non sappiamo se riusciremo ad affrontare le spese di riparazione che si preannunciano salatissime”.

 

Subito dopo l’incidente, sono intervenuti i carabinieri e i vigili del fuoco. Ancor prima qualcuno aveva avvisato l’Enpa ed un volontario, Ciro Signorello, aveva estratto il pitbull da dentro il motore, nella speranza che si potesse ancora salvare. Per l’animale però non c’è stato nulla da fare, se non rimuoverlo dalla strada e provvedere al suo smaltimento.

 

Facile a dirsi, ma in Sicilia tutto diventa complicato. E Castelvetrano non fa eccezione.

Neanche a dirlo, il cane era sprovvisto di microchip, come ha rilevato col proprio lettore la presidente dell’Enpa locale, Elena Martorana, arrivata in un secondo momento. In questi casi, la legge prevede l’intervento di un veterinario dell’Asp per constatare il decesso e poi il trasporto in canile a cura del comune.

I Carabinieri si informano allora su chi sia il veterinario reperibile e lo chiamano. Ma lui risponde che a chiamarlo deve essere la Viardi, una ditta esterna con la quale il comune di Castelvetrano è in convenzione. Dalla Viardi però rispondono che la convenzione per la rimozione dei cani morti non ce l’hanno più. Messi in croce da questo rimpallo, i volontari contattano l’assessore Monia Rubino (che ha tra le deleghe quella dei “rapporti con le associazioni per la tutela e il benessere degli animali”).

 

E mentre lei tenta di contattare il comandante dei Vigili Urbani, i carabinieri richiamano il veterinario che, anche se “fuori procedura”, comunica che verrà.

Certo, il cane è morto, e il tempismo non è fondamentale. Ma se fosse stato ferito (anche gravemente) “funzionerebbe” così: chi si accorge del cane in difficoltà lo segnala alla Polizia Municipale, che si reca sul posto a verificare la bontà della segnalazione. I vigili chiamano allora la Viardi, una ditta esterna che però ha la sua sede a Sambuca di Sicilia, in provincia di Agrigento. Non appena la Viardi arriva sul posto, valuta il da farsi e, se è il caso, porta l’animale in una struttura veterinaria con la quale a propria volta ha la sua convenzione. Anzi di convenzioni ne ha due: una a Marinella di Selinunte e l’altra a Mazara del Vallo.

Si dirà, ma potrebbe portarlo in canile, anche lì dovrebbe esserci il veterinario. Se non fosse che il canile, anzi il rifugio sanitario di Castelvetrano, è chiuso. Per lavori di ampliamento. Da anni.

 

Oggi si scopre che la convenzione per rimuovere i cani deceduti ce l’aveva una ditta di Salemi. Ma anche quella non c’è più.

 

Ed è un altro problema: chi trasporta le carcasse al congelatore del canile (che è chiuso per nuovi cani vivi, ma non per quelli morti)? In ogni caso, alle 23,30 è impossibile contattare i vigili (che hanno le chiavi). E non è previsto nemmeno un mezzo comunale per il trasporto della carcassa.

Il problema lo risolvono i volontari dell’Enpa, recuperando le chiavi da un’altra associazione animalista (l’Oipa) che opera stabilmente nella struttura. Caricano il pitbull nella propria auto, dentro un loro sacco della spazzatura e lo portano in canile, nel congelatore. L’incidente avvenuto intorno alle 20, si chiude a mezzanotte.

 

Intanto l’Opel Corsa della signora Annamaria è fuori uso e la figlia Carmen spera che la pubblicazione di questa storia possa essere utile ad identificare quel furgone. Si, perché la ricerca di testimonianze e filmati, contattando i negozi nella zona dell’incidente non ha dato molto frutto. Le telecamere non coprivano la strada, oppure non funzionavano… E pare che senza targa o altre prove, nemmeno i carabinieri possano chiedere le immagini.

Ma quel furgone perché trasportava quei cani in quel modo? Erano tutti pitbull? Che fine faranno?

 

Egidio Morici