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13/07/2025 06:00:00

Gli studenti in Sicilia sono i peggiori in italiano e matematica

Cala la dispersione scolastica esplicita, ma aumenta quella implicita. E in Sicilia, più che altrove, l’allarme è rosso. Il Rapporto Invalsi 2025, presentato alla Camera dei Deputati, restituisce un’immagine preoccupante del sistema educativo italiano, segnando l’ennesima débâcle per il Mezzogiorno e, in particolare, per la nostra Isola.

Secondo i dati dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo, uno studente su due, al termine delle scuole superiori, non possiede competenze sufficienti in Italiano e Matematica. Ma in Sicilia va anche peggio: in Matematica, sei studenti su dieci non raggiungono neppure il livello base, mentre in Italiano solo la metà supera la soglia minima.

 

Dalla primaria alle superiori: un crollo progressivo

Il quadro peggiora con l’avanzare del percorso scolastico. In seconda elementare, in Sicilia, raggiunge almeno il livello base il 66% in Italiano e il 67% in Matematica, con dati simili al resto del Paese. Ma già in quinta, se l’Italiano si mantiene stabile al 75%, la Matematica cala al 66%, registrando un peggioramento rispetto allo scorso anno.

Il vero crollo si verifica però alle medie. Nella scuola secondaria di primo grado, meno della metà degli studenti siciliani raggiunge livelli adeguati in entrambe le discipline, con percentuali ben sotto la media nazionale (59% in Italiano, 56% in Matematica). La tendenza negativa si conferma anche nelle scuole superiori, dove il 60% degli studenti siciliani non supera il livello base in Matematica.

A preoccupare è anche il divario di genere: le ragazze fanno peggio in Matematica, sottolineando una criticità culturale ancora irrisolta.

 

Un’Italia spaccata in due (e il Sud sempre più giù)

Il Nord si mantiene su livelli “accettabili”, il Centro tiene a fatica, mentre Sud e Isole mostrano dati drammatici, con punte del 70% di studenti sotto la soglia in Sardegna, e percentuali attorno al 60% in Campania, Calabria, Lazio e Sicilia. In sostanza: l’Italia scolastica è spaccata in due, e la frattura si allarga ogni anno.

Secondo il presidente dell’Invalsi Roberto Ricci, “non siamo ancora tornati ai livelli pre-Covid” e senza interventi strutturali “il divario rischia di diventare permanente”.

 

La denuncia della Flc Cgil Sicilia: “Servono investimenti, non slogan”

Per Adriano Rizza, segretario regionale della Flc Cgil Sicilia, i numeri confermano un disastro annunciato: «La Sicilia continua a pagare il prezzo di un sistema scolastico malato di disuguaglianze. Il Mezzogiorno ha bisogno di un Piano Marshall per l’istruzione, non di soluzioni spot come l’“insegnamento personalizzato” evocato dal ministro Valditara».

La CGIL indica alcune priorità:

  • Investimenti straordinari per il Sud, partendo da edilizia scolastica e laboratori;
  • Classi meno numerose, sfruttando il calo demografico per migliorare la didattica;
  • Stabilizzazione del personale, con meno precariato (in Sicilia oltre metà dei posti di sostegno è in deroga);
  • Formazione garantita ai docenti, in orario di servizio;
  • Adeguamento salariale, per restituire dignità ai lavoratori della scuola, tra i meno pagati d’Europa.

«La povertà educativa alimenta quella economica – conclude Rizza –. Se non si interviene ora, rischiamo di condannare un’intera generazione. Il futuro della Sicilia si gioca tra i banchi di scuola».

 

Il ministro: “Ripensare l’insegnamento”

Intanto il ministro Giuseppe Valditara ammette la gravità della situazione: “È necessario ripensare l’insegnamento dell’Italiano e della Matematica, già a partire dalla primaria”. E promette un’azione strutturale e capillare. Ma la domanda resta: quanto tempo abbiamo ancora prima che il divario diventi irreversibile?

 

Qui il rapporto completo con tutti i dati.