Nei giorni scorsi è stato eletto il nuovo presidente dell'ACI – Automobile Club d’Italia, ente pubblico non economico della Repubblica Italiana, affiliato al CONI in quanto federazione sportiva.
A guidare l’ACI per il quadriennio 2025-2028 sarà Geronimo La Russa, eletto con il 78% dei voti. Avvocato, dal 2023 è anche consigliere d’amministrazione del Piccolo Teatro di Milano in rappresentanza del Ministero della Cultura, incarico che, sebbene accolto con qualche perplessità per via delle competenze, è svolto a titolo gratuito.
Questa volta, però, si parla di una carica ben retribuita: 230.000 euro annui.
Un dettaglio significativo, che non può passare inosservato, è che Geronimo La Russa è figlio di Ignazio Benito Maria La Russa, attuale presidente del Senato. Da qui l’accusa – neanche troppo velata – di nepotismo, che ha immediatamente alimentato il dibattito politico.
Questo il commento di Geronimo La Russa alla sua elezione: “È per me un grande onore essere stato eletto a guidare l'ACI, un’Istituzione che rappresenta un patrimonio per il Paese, per i cittadini, per i territori, per il mondo dello sport. Questo risultato è frutto di un lavoro condiviso, che parte da lontano e guarda al futuro. Lavorerò con spirito di servizio, ascolto e determinazione, nel rispetto di ogni sensibilità e con una squadra competente e appassionata.”
L'opposizione – M5S, PD e AVS – ha chiesto un'informativa del governo, pur muovendosi su binari distinti e spesso contrapposti, come dimostra la scarsa coesione nel proporsi come alternativa credibile all'esecutivo guidato da Giorgia Meloni.
Da osservatore, va detto che la pratica dell’occupazione delle poltrone è tristemente diffusa nella politica italiana. Ma, considerato il clima già incandescente tra polemiche su politica estera (dalla condanna della condotta di Putin al sostegno a Netanyahu), problemi interni come la crisi della sanità pubblica, il calo della produzione industriale e il nodo dei dazi, forse sarebbe stato opportuno, almeno in questa occasione, trasgredire la regola non scritta dell’opportunismo.
Resta intatto l’amaro paradosso: la tanto proclamata meritocrazia continua a essere una chimera. E non basta ribattezzare un ministero come “Ministero dell’Istruzione e del Merito” per farla esistere davvero.
Vittorio Alfieri