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17/07/2025 11:17:00

"Lo chiamano Matteo Messina Denaro": l’autovelox più invisibile d’Italia

Il mito del boss latitante Matteo Messina Denaro, pur dopo la sua cattura e morte, continua a vivere sotto nuove forme. E stavolta ha preso il nome di... un autovelox.

 

Sì, perché da Nord a Sud cresce il numero di automobilisti che si imbattono in dispositivi di rilevamento della velocità così ben nascosti da sembrare invisibili. Talmente elusivi da essersi guadagnati sui social e nei forum automobilistici un soprannome ironico quanto amaro: gli “autovelox Matteo Messina Denaro”. Perché, proprio come l’ex boss di Castelvetrano, questi occhi elettronici sono abilissimi a sfuggire agli sguardi — fino a quando non si palesano con la notifica di una sanzione salata.

 

Autovelox o trappole?

 

Il nodo centrale della polemica è la visibilità. Troppo spesso i rilevatori non sarebbero adeguatamente segnalati, nonostante gli obblighi normativi. Il sospetto, condiviso da molti cittadini, è che l’obiettivo non sia quello di garantire la sicurezza stradale, bensì quello di fare cassa.

E se può sembrare un’esagerazione, basta leggere la storia — vera — di Andrea Ferretto, quarantenne di Nizza Monferrato, per capire che non si tratta solo di sensazioni.

 

Il caso: cento multe in sei mesi

 

Ferretto, addetto alla sicurezza, percorre ogni giorno per lavoro la tratta Nizza Monferrato - Tortona. Un'abitudine, un percorso di routine. Ma proprio lì, in località Bazzana di Mombaruzzo, un autovelox (presumibilmente poco visibile) ha trasformato quel tragitto in un incubo.

Nel giro di sei mesi, cento multe, per un totale di 28.000 euro. Le sanzioni, giunte spesso a raffica e con ritardi di notifica, si sono sommate fino a superare ogni possibilità di gestione. Ora Ferretto rischia il fermo amministrativo del veicolo, compromettendo il proprio lavoro e la propria mobilità.

Le violazioni? Ancora non è del tutto chiaro: si parla di superamento dei limiti, passaggi con semaforo rosso, possibili restrizioni non ben segnalate. Quel che è certo è che nessuna multa lo ha mai avvisato in tempo reale: nessuna 

possibilità di correggere il comportamento prima che il danno economico diventasse irreparabile.

 

La sicurezza stradale non può essere un agguato

 

Il caso Ferretto non è isolato. E l’ironia amara di chi paragona questi strumenti a un latitante come Messina Denaro riflette un senso diffuso di frustrazione e sfiducia.

Le regole vanno rispettate. Ma le regole valgono anche per chi le fa rispettare. La sicurezza stradale si tutela con prevenzione, educazione e trasparenza — non con trappole, né con multe invisibili che piovono addosso mesi dopo l’infrazione.

Il vero pericolo, oggi, non è solo la velocità. È anche la distanza tra le istituzioni e i cittadini.



Antimafia | 2025-12-03 08:47:00
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