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11/12/2025 22:15:00

Aziende confiscate alla mafia, Cisl Sicilia: "Poche attive. Serve un patto per salvarle"

 La Sicilia è la regione italiana con il maggior numero di aziende confiscate alla criminalità organizzata: sono circa 882, ma solo una parte oggi è davvero operativa. Secondo le stime presentate durante un convegno della Cisl Sicilia all’Hotel San Paolo Palace di Palermo, circa il 27% delle imprese potrebbe tornare sul mercato con interventi adeguati. Molte altre invece restano bloccate tra problemi economici, giudiziari e burocratici, con il rischio di perdere posti di lavoro e occasioni di sviluppo.

 

«Ogni impresa confiscata che chiude è una sconfitta per la società», ha detto il segretario generale della Cisl Sicilia, Leonardo La Piana. Le principali difficoltà riguardano la fragilità economica, la mancanza di competenze per una gestione trasparente, gli ostacoli posti dal sistema del credito e l’assenza di modelli organizzativi capaci di garantire continuità produttiva.

 

Al convegno – dedicato al “valore sociale della partecipazione nei processi di rigenerazione delle aziende confiscate” – hanno partecipato rappresentanti di istituzioni, sindacati, università, cooperative e sistema produttivo. Tra questi: Pietro Barbera (Prefettura di Palermo), Virgilio Bellomo (Cisl Sicilia), Luciano Caridi (Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati), Antonello Cracolici (presidente Commissione Antimafia Ars), Nicola Gullo (Università di Palermo), Luca Li Vecchi (Confcooperative Sicilia), Luciano Modica (Banca Etica) e Luigi Rizzolo (Sicindustria). Ha concluso i lavori il segretario confederale della Cisl, Sauro Rossi.

 

La proposta: un “patto di cooperazione partecipata”

La Cisl Sicilia ha proposto la creazione di un patto tra istituzioni, lavoratori, sistema del credito e imprese per sostenere nuove forme di gestione partecipata, come cooperative dei lavoratori, e per rilanciare le aziende confiscate come esempi concreti di economia sana e trasparente.

«Le imprese confiscate – ha spiegato La Piana – non sono solo un simbolo di legalità. Sono una grande occasione di sviluppo per la nostra isola. Serve un impegno collettivo per renderle produttive e per creare nuovi modelli basati su trasparenza e responsabilità sociale».

 

Prevenzione collaborativa: lo strumento che può evitare le chiusure

Il sindacato ha anche spinto per utilizzare in modo più esteso la prevenzione collaborativa, uno strumento introdotto nel Codice antimafia che, in caso di infiltrazioni mafiose limitate e di disponibilità a collaborare, permette all’impresa di restare attiva adottando modelli di trasparenza e controllo.

La Cisl chiede di partecipare ai tavoli regionali e provinciali dedicati alle imprese in prevenzione collaborativa, per garantire trasparenza e monitorare le scelte strategiche.

La dimensione nazionale

Sauro Rossi ha ricordato l’importanza della proposta di legge del Cnel n. 2568, oggi alla Camera, che punta a rendere più efficiente la gestione dei beni confiscati e a trasformarli in un vero motore di sviluppo sociale, inclusivo e sostenibile.