Dal dolore alla coscienza civile: l’eredità del 19 luglio '92
Dal dolore alla coscienza civile: l’eredità del 19 luglio '92
Il 19 luglio 1992 è una data che segna uno spartiacque nella storia della Repubblica italiana. Non solo per il feroce attentato mafioso in cui persero la vita Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta, ma perché da quel giorno la memoria e la mobilitazione popolare contro la mafia si sono trasformate in una componente fondamentale dell’identità democratica del Paese.
In occasione dell’anniversario della strage di Via D’Amelio, Tp24 intervista Matteo Di Figlia, professore di Storia contemporanea all’Università di Palermo e autore del saggio Bandiere e lenzuoli. La nascita dell’antimafia, la politica, le memorie.
Di Figlia propone una lettura storica profonda e originale: «Il 19 luglio del ‘92 – afferma – paradossalmente chiude una stagione per aprirne un’altra. Una stagione in cui le istituzioni si erano riempite di personale democratico, come Borsellino, e dove convergevano movimenti sociali e culturali. I lutti di quegli anni hanno mobilitato energie nuove».
Nel suo libro, Di Figlia ripercorre la genealogia dell’antimafia civile: dalle lotte del movimento contadino, passando per i cortei funebri degli anni ’70 e ’80, fino alle grandi manifestazioni popolari dopo le stragi del ’92. È la storia di come un dolore collettivo sia diventato coscienza pubblica, intrecciandosi con altri pilastri della memoria democratica come la Resistenza e la Shoah.
A più di trent’anni da quel luglio, resta aperta una domanda cruciale: cosa è rimasto di quelle battaglie, e come si tramanda oggi quella eredità? L’intervista a Di Figlia, che potete vedere su Tp24, prova a dare una risposta.
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