“Non ce la facciamo più. Abbiamo investito sogni e soldi per dare vita al centro storico e adesso ci sentiamo perseguitati”. È un coro amaro quello che arriva da giovani imprenditori di Trapani, ormai vicini a gettare la spugna. Stufi di continue segnalazioni, controlli a raffica e ordinanze che – a loro dire – penalizzano solo alcuni locali, parlano apertamente di “una guerra personale” che sta uccidendo ogni tentativo di rilancio urbano.
A farsi portavoce di un malessere diffuso è Orpheo, titolare di un locale in Piazza Lucatelli:
“Da anni assistiamo sempre allo stesso copione. Un piccolo gruppo di residenti del Comitato Centro Storico, poche persone sempre le stesse, hanno preso di mira la nostra piazza. Ogni segnalazione sembra riguardarci, anche se il problema è altrove. Si sostiene che nonostante il sequestro delle casse, la musica sarebbe tornata. Ma quando mai? Le casse sono state sequestrate non perché la musica era alta, ma perché rivolte verso l’esterno. Ma il nostro locale è un open space, le casse sono posizionate in sala. E comunque da settimane non c’è musica, non capisco quale frastuono sentano”.
Orpheo racconta di aver regolarmente effettuato rilievi fonometrici, di aver rispettato limiti e orari, eppure di ritrovarsi “puntualmente multato” sulla base di segnalazioni di chi, sostiene, “si è fissato contro di noi”.
“Ci controllano ogni giorno, sempre su denuncia. È evidente che qualcuno ha un conto aperto con noi. Siamo stati tra i primi a dare vita a questa piazza, a trasformarla da luogo di degrado a salotto urbano. Ma la verità è che qui non si fa né si lascia fare. Alla fine mi stanco davvero: tolgo il pub e apro una pescheria, così invece della musica sentiranno la puzza di pesce”.
Non è l’unico a sentirsi accerchiato. Un altro giovane esercente, che preferisce rimanere anonimo, rincara:
“Il centro storico è ormai un mortorio. Non c’è musica ad alto volume, perché l’hanno abolita del tutto. Ma i residenti sentono la musica anche quando non c’è. Forse ce l’hanno nelle orecchie, talmente sono ossessionati. E intanto i locali chiudono, i turisti spariscono e il centro muore”.
Al centro delle accuse c’è l’uso “ad personam” delle segnalazioni, che finirebbero sempre per colpire gli stessi imprenditori, alimentando un clima di tensione tra chi vuole vivere il centro e chi invece lo vorrebbe silenzioso come un dormitorio.
“Abbiamo organizzato eventi culturali, siamo promotori del Pride, ci battiamo per i diritti. Ma qui non c’è premio per chi investe sul territorio, solo multe e articoli che ci dipingono come fuorilegge. Chi ci governa dovrebbe tutelarci, invece siamo lasciati soli a combattere contro la cattiveria e la mentalità da paese che non vuole crescere”.
Ora cresce il timore che altri giovani, già logorati da costi, tasse e controlli, possano lasciare. Il rischio è che il centro storico torni a svuotarsi e che al posto dei locali restino solo serrande abbassate e attività di fortuna.
“Abbiamo resistito finora, ma la misura è colma. Noi qui non siamo più visti come un’opportunità per la città, ma come un fastidio. Così il futuro del centro storico sarà fatto di B&B vuoti e spaccio notturno. E a quel punto vedremo se resteranno ancora segnalazioni da fare”.