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19/07/2025 00:00:00

Giustizia a orologeria: il caso Milano e la politica del fango

L'inchiesta giudiziaria che ha investito la capitale economica italiana, Milano, vede indagati il sindaco Sala, l’assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi e l’ex presidente della Commissione Paesaggio, Giuseppe Marinoni — tutti esponenti del centrosinistra — i quali avrebbero assecondato le pressioni del “re del mattone” Manfredi Catella e dell'archistar Stefano Boeri.

 

Il caso ha fatto riemergere il vizio italico di utilizzare l’arma della giustizia per colpire l’avversario politico. In questa circostanza lo strumento è stato usato dalla destra meneghina e nazionale, ma non ne ha l’esclusiva: è un atteggiamento bipartisan, praticato da molti.

Agguerritissima la pasionaria, eurodeputata e vicesegretaria della Lega, Silvia Sardone, che ha accusato Sala di sottrarsi al confronto con i cittadini: "È scandaloso quanto emerge, e il sindaco non ritiene di dover scendere per spiegare ai cittadini quanto accaduto. Milano è bloccata: chiunque abbia una pratica all’ufficio urbanistica non riceve risposte."

Lunedì il sindaco sarà in Consiglio comunale. Ma il fuoco amico del campo largo — il M5S — non si è fatto attendere. Conte: "Non entriamo mai nelle vicende giudiziarie, perché quella è responsabilità penale. Ma per quanto riguarda la responsabilità politica, attendiamo che se ne traggano le conseguenze da chi ha la responsabilità."
E ha aggiunto:
 

"Quando si tratta di legalità, di tutela dell’etica pubblica, noi non volgiamo mai lo sguardo dall’altra parte e non guardiamo in faccia a nessuno. Non si può assolutamente creare la logica dei due pesi e delle doppie misure. E da questo punto di vista, a Milano abbiamo detto ciò che correva sulla bocca di tutti: per quanto riguarda i progetti sull’edilizia, c’era opacità, una situazione torbida che adesso sta venendo fuori. Quindi nessuno si deve sorprendere oggi."

 

Sicché, per l’avvocato Conte, le fauci di ognuno diventano una sentenza passata in giudicato. Eppure non si parla ancora di condanna, ma della fine di un procedimento penale che soltanto allora fornirà tutti gli elementi per stabilire, eventualmente, una responsabilità politica.

Ma il giustizialismo resta una cifra identitaria dei pentastellati. E anche il doppiopesismo: Appendino docet.

 

Vittorio Alfieri