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21/07/2025 02:00:00

Mille giorni di governo Meloni: tra bilanci e ombre...

Non si tratta della canzone iconica di Claudio Baglioni che ha fatto cantare milioni di coppie, ma dei quasi tre anni di un evento politico. Il 17 luglio, la presidente del Consiglio della Repubblica Italiana ha raggiunto la quinta posizione per durata del suo governo con quasi 33 mesi; prima di Ferragosto acquisirà il quarto posto, superando l’esecutivo Renzi. Rivendicando il suo operato, ha dichiarato: "Ogni giorno è un lancio col paracadute, non posso sbagliare. La posta in gioco è altissima: se c’è un errore, ci sono altri italiani che lo pagheranno. Più degli algoritmi conta il cuore."
 

E già questa notizia potrebbe rassicurare i residenti del Belpaese: per le decisioni, la Meloni non utilizza un sistema di calcolo, ma l’organo muscolare per antonomasia.

Sicuramente è stato l’elemento “cardiaco” a suggerirle il primo provvedimento dopo l’insediamento a Palazzo Chigi: il cosiddetto decreto “rave party”. Se avesse usato l’algoritmo, avrebbe appreso che i raduni illegali superiori alle 500 unità non superavano la doppia cifra.

Sulle tre riforme bandiera della coalizione, frutti di un “do ut des”:

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  • A giugno 2024, il Parlamento ha approvato una legge che definisce le regole e il percorso che le Regioni devono seguire per chiedere più autonomia differenziata. Questa riforma riguarda la Lega. Tuttavia, alcuni concetti della norma sono stati criticati dalla Corte Costituzionale. In primavera, in risposta ai rilievi della Consulta, il governo ha annunciato un nuovo provvedimento, per ora non pervenuto. La riforma è quindi entrata in una fase di stallo.
  • Quella sulla giustizia, desiderio irrefrenabile di Forza Italia, propone di introdurre nella Costituzione la separazione delle carriere dei magistrati. Montecitorio ha approvato il testo, che da gennaio è a Palazzo Madama. Essendo una riforma costituzionale, per entrare in vigore dovrà essere approvata due volte da entrambe le Camere a distanza di almeno tre mesi e, con ogni probabilità, sarà sottoposta a referendum.
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  • Infine, quella bramata da Giorgia: il premierato. Piccolo inciso: la promessa elettorale iniziale era l’elezione diretta del presidente della Repubblica, ipotesi poi abbandonata. Il premierato è stato approvato in Senato a giugno 2024. Da oltre un anno, il testo è all’esame della Commissione Affari Costituzionali della Camera. Quando l’Aula lo approverà, seguirà l’iter della doppia lettura. Anche su questa riforma, il referendum appare molto probabile. I tempi, quindi, restano lunghi.

 

Sui dossier ai quali i cittadini sono maggiormente interessati – sanità, salari, sicurezza, occupazione e costo della vita – le ombre superano le luci.
Il “milione di posti di lavoro”, più volte citato, riguarda soprattutto le fasce di popolazione più anziane, dove si è registrato un aumento dell’occupazione anche per l’innalzamento dell’età pensionabile. Poi ci sono i part-time, senza dimenticare la pratica diffusa di quelli involontari.

 

La Meloni punta a diventare il presidente del Consiglio con il governo più longevo della Repubblica. A meno di catastrofi naturali, supererà il secondo governo Berlusconi.
Ma ciò che più rincuora la premier, ad oggi, è l’assenza di un’alternativa credibile.

 

Vittorio Alfieri