Continuano le indagini su uno dei casi più gravi e inquietanti della sanità siciliana degli ultimi anni continua ad allargarsi. Sono 19 gli indagati – tra medici e personale sanitario – nell’inchiesta sui 3.313 referti istologici mai consegnati a migliaia di pazienti negli ospedali dell’Asp di Trapani, in particolare nei reparti di anatomia patologica di Trapani e Castelvetrano. L’inchiesta, condotta dalla Procura di Trapani, ha già portato all’iscrizione nel registro degli indagati di otto medici per omicidio colposo e lesioni personali. Poi gli avvisi di garanzia sono stati notificati anche ad altri 11 operatori sanitari.
Il cuore dello scandalo: oltre 3mila esami mai comunicati ai pazienti
L’indagine riguarda esami svolti tra il 2024 e il 2025: migliaia di analisi di tessuti biologici – fondamentali per diagnosticare patologie anche gravi come i tumori – non sarebbero mai state refertate né comunicate ai pazienti. Un ritardo inaccettabile, che avrebbe avuto conseguenze gravissime per alcune persone, come Maria Cristina Gallo, 56 anni, la cui storia ha fatto esplodere il caso a livello nazionale: ha atteso otto mesi il risultato dell’esame istologico, scoprendo troppo tardi di avere un tumore al quarto stadio.
La Procura ha richiesto finora due incidenti probatori, uno per 10 pazienti e l’altro per altri 7, allo scopo di stabilire se i ritardi nella consegna dei referti abbiano aggravato le condizioni cliniche di queste persone o ne abbiano addirittura accelerato la morte. L’incidente probatorio serve a cristallizzare una prova prima che questa possa perdersi o divenire inutilizzabile in un eventuale processo.
Un problema noto da tempo
Quella dei referti dimenticati non è una scoperta improvvisa. Il problema era noto da mesi, anche all’interno dell’Azienda sanitaria provinciale. Ma ha assunto rilevanza nazionale dopo le due interrogazioni parlamentari presentate dal vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, esponente di Forza Italia, che ha puntato il dito contro le disfunzioni strutturali della sanità pubblica siciliana. Secondo l’Asp di Trapani, alla base dei ritardi ci sarebbe stata una grave carenza di specialisti in anatomia patologica. Ma la giustificazione non ha retto all’indignazione dell’opinione pubblica.
Le dimissioni del direttore generale
Il terremoto giudiziario e mediatico ha travolto anche i vertici dell’Asp. A maggio, sotto la pressione delle polemiche, si è dimesso il direttore generale Ferdinando Croce, nominato solo pochi mesi prima. Il caso ha fatto emergere anche altri disservizi e criticità strutturali nella gestione sanitaria del territorio, già messo in ginocchio da anni di sotto-organico, precarietà e commissariamenti.
Un sintomo di una sanità che non funziona
Lo scandalo di Trapani è la punta dell’iceberg di un sistema sanitario regionale in profonda crisi. Se oltre tremila pazienti possono restare mesi senza sapere se hanno o meno un tumore, significa che non è solo un problema tecnico o di organico, ma una responsabilità sistemica. E oggi quella responsabilità ha un volto giudiziario: 19 persone indagate e una procura determinata a fare chiarezza.
L’attenzione resta alta, mentre si attendono nuovi sviluppi da parte della magistratura e le famiglie coinvolte chiedono risposte. Anche perché, oltre ai numeri, ci sono storie. E, forse, vite spezzate dal silenzio di una diagnosi mai arrivata.
Una crisi annunciata (e ignorata)
Se i numeri raccontano una tragedia sanitaria, le carte ministeriali svelano una gestione interna disastrosa. La crisi dell’unità operativa complessa di Anatomia Patologica dell’ospedale di Trapani, infatti, non è soltanto il frutto della carenza di personale o di difficoltà tecniche, ma il prodotto di una gestione organizzativa lacunosa, segnata da decisioni opache, omissioni e inerzie che si sono protratte nel tempo.
È quanto emerge dalla relazione degli ispettori del Ministero della Salute, che si allinea con l’impostazione accusatoria della Procura di Trapani: le responsabilità principali ricadono sulla direzione del reparto e sul suo ex primario, che avrebbe ostacolato l’adozione degli strumenti necessari al monitoraggio dei referti. In particolare, il sistema informatico dedicato alla gestione dei campioni biologici non sarebbe mai stato attivato, per volontà del primario, sin dal luglio 2022. Inoltre, non è mai stato istituito un sistema di tracciamento dei casi e non sono mai stati coinvolti i collaboratori nella gestione dell’arretrato.
Gravi omissioni anche rispetto alla possibilità di intervenire in modo tempestivo. Nonostante l’indicazione della Direzione strategica dell’Asp, che chiedeva l’accorpamento dei laboratori di Trapani e Castelvetrano, la proposta venne ignorata fino a quando Ferdinando Croce, direttore generale dimissionario, la dispose d’imperio. Un intervento tardivo, che secondo gli ispettori ha comunque incontrato ostacoli interni dovuti alla mancanza di pianificazione e condivisione operativa.
Ma le criticità più profonde riguardano la mancanza di protocolli, sia per la definizione delle priorità cliniche, sia per la comunicazione dei ritardi ai pazienti. Ogni reparto, ogni medico inviava i vetrini per le analisi, ma nessuno sollecitava le risposte, né esisteva un sistema codificato per gestire l’arretrato. A non far scattare l’allarme è stata anche l’anomalia, clamorosa, della mancata chiusura delle cartelle cliniche – prevista per legge ogni 31 gennaio – a causa dell’assenza dei referti di anatomia patologica.
Un quadro che lascia emergere una disorganizzazione strutturale, dove ogni passaggio critico veniva semplicemente ignorato, in un clima di silenzio, omertà e deresponsabilizzazione. E mentre il direttore generale Croce – pur non citato nella relazione come diretto responsabile – si è dimesso dopo l’avvio del procedimento di decadenza da parte della Regione, nessuno, per mesi, ha alzato la voce.
Nel frattempo, oltre tremila pazienti sono rimasti sospesi. E a Trapani, la fiducia nella sanità pubblica sembra oggi più fragile che mai.
Ora tocca alla nuova commissaria straordinaria dell’Asp di Trapani il compito, tutt’altro che semplice, di ristabilire ordine e funzionalità nel reparto di Anatomia Patologica. Significa garantire un ritorno alla piena operatività, senza ritardi – che al momento, va detto, non si stanno più registrando – e nel rispetto di standard organizzativi e gestionali che in passato sono stati clamorosamente disattesi.
Il concorso per la guida della Uoc si è già svolto. A vincerlo è stato il dottor Cassisa, che però ha rinunciato all’incarico, lasciando ancora vacante la direzione del reparto. Un segnale chiaro della complessità e della criticità della situazione. I commissari non hanno bacchette magiche, ma è altrettanto vero che oggi non si accumulano più arretrati. E in questo contesto, è già un risultato.
Resta, però, un interrogativo che nessuno ha ancora sciolto: perché l’ex primario ha permesso che il suo reparto diventasse epicentro di uno scandalo così grave, tale da impattare direttamente sulla salute dei cittadini? In molti, nel tempo, si sono affrettati a difendere i medici sostenendo che “fanno solo il loro dovere”. Eppure, è proprio sull’operato dei medici – oggi indagati – che si concentrano le inchieste. Quel dovere, evidentemente, non è stato adempiuto.
C’è infine una data per l’incidente probatorio nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria. L’udienza è stata fissata per l’8 settembre 2025 dal Gip Massimo Corleo, su richiesta della Procura di Trapani, che ha affidato le indagini ai pm Sara Morri e Antonella Trainito.
I numeri del caso sono drammatici: 19 gli indagati, 17 i capi d’imputazione, 8 le persone offese identificate finora tra i pazienti, e, tra le parti lese, anche l’Asp di Trapani e l’Assessorato regionale alla Salute. I reati ipotizzati: omicidio colposo, lesioni colpose e omissione di atti d’ufficio.
Tra i primi ad essere ascoltati dal giudice Corleo, proprio l’8 settembre, ci sarà Maria Cristina Gallo, la docente mazarese che con la sua denuncia ha dato inizio allo scandalo. Seguirà l’audizione di un altro paziente, Vito Scurto. A fine mese, è attesa l’udienza per la nomina dei periti medico-legali, ai quali saranno affidati quesiti centrali: accertare se i ritardi nella consegna dei risultati istologici abbiano causato un peggioramento clinico dei pazienti e ricostruire, caso per caso, i profili di responsabilità dei singoli indagati.
Tra gli indagati, l’infermiera Marilena Errante Parrino ha chiesto l’archiviazione della propria posizione, sostenendo di non essere in servizio nei casi contestati, tranne in due episodi in cui ha ribadito di aver agito correttamente. Il giudice ha tuttavia disposto che la valutazione spetti al pm, confermando la sua partecipazione all’incidente probatorio.
I difensori di Alongi, Schifano, Ievolella e Di Bernardo – tutti tecnici di laboratorio – hanno chiesto un’integrazione dei quesiti da porre ai periti. La loro memoria sarà discussa nel corso dell’udienza.
Gli altri indagati sono i medici Domenico Messina, Laura Miceli, Giancarlo Pompei, Giovanni Spanò, Maria Paola Ternullo, Noemi La Francesca, Luisa Arvigo, Roberto David; i tecnici Paolo Di Nino, Ignazio Mauceri, Antonella Mistretta; gli infermieri Calogero Bellacomo e Rosaria Incandela.
La Procura chiede anche di accertare se vi siano responsabilità organizzative nelle unità di Anatomia Patologica degli ospedali di Trapani e Castelvetrano, considerate possibili concause degli aggravamenti nei pazienti.