Pride a Trapani, Daniela Petracca: “L’omertà è più pericolosa degli insulti”
Il vero problema a Trapani non è l’omofobia. È il silenzio. Il Pride sta per arrivare a Trapani. Sabato 26 luglio sarà la prima volta. Un evento storico. Ma già adesso, prima ancora che la parata prenda forma, il clima è chiarissimo: odio, insulti, pregiudizi, codardia.
Sui social si moltiplicano i commenti omofobi e transfobici. Frasi sempre uguali, ripetute come uno schema: “è una pagliacciata”, “fate schifo”, “che succede se vi vedono i bambini?”. Ma di concreto, per strada, niente. Nessuno ha il coraggio di parlare guardando negli occhi.
Daniela Petracca, una delle fondatrici di Shorùq Arcigay Trapani, lo dice con lucidità: “Il vero nemico è il silenzio. È la nostra famosa omertà. Qui tutti parlano dietro uno schermo, ma nessuno si presenta davvero per discutere”.
Non si tratta solo di insulti gridati o gesti eclatanti. È il quotidiano che pesa. È la battuta inopportuna, l’espressione stupita, lo sguardo fuori posto. È il continuo dare per scontato che una donna debba avere un marito. È quel maschio “illuminato” che ti spiega che sei lesbica “perché non hai trovato quello giusto”. È l’ignoranza, mascherata da normalità.
La sede dell’associazione, ospitata nei locali della Chiesa Valdese, è stata perfino oggetto di pressioni. Qualcuno ha chiesto di sfrattare la comunità LGBTQIA+. La chiesa ha tenuto il punto. Nessuno si è fatto avanti, ancora una volta.
Qui si lavora ogni giorno: prevenzione, salute mentale, identità di genere, supporto ai giovani. E soprattutto, parola. Perché ogni parola è un gesto politico. Il linguaggio non è neutro. Il maschile universale esclude. E anche la parola “inclusione”, per qualcuno, non basta più.
Non si cerca l’inclusione. Si pretende la convivenza.
A Trapani non si registrano aggressioni fisiche, ma gli effetti del clima sono ugualmente violenti. Ragazzi e ragazze che vivono male il proprio coming out, genitori che non accettano. La fascia più rigida? Proprio quella tra i 40 e i 50 anni. Quella dei padri e delle madri.
Petracca lo dice chiaramente: “Il Pride serve anche a questo. A evitare che i giovani di oggi subiscano quello che è toccato a noi”.
Perché prima, nessuno ti spiegava cosa fosse una lesbica. Non c’erano parole, né immagini. Solo paura, vergogna e silenzi.
Il Pride, quindi, non è solo bandiere o glitter. È spazio pubblico. È presidio. È dissenso. È uno dei pochi strumenti rimasti per dire ad alta voce che una società può e deve cambiare.
E a chi lo ostacola, la risposta è una sola: “Soffia forte il vento del rinnovamento. Questo vento spazzerà via pregiudizi e ignoranza. Anche qui, anche a Trapani. È solo questione di tempo”.
Il Pride sta per arrivare a Trapani. Sabato 26 luglio sarà la prima volta. Un evento storico. Ma già adesso, prima ancora che la parata prenda forma, il clima è chiarissimo: odio, insulti, pregiudizi, codardia.
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