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28/07/2025 06:00:00

Sicilia. Il caso Galvagno - Amata agita ancora la maggioranza. E l'Ars è paralizzata

E’ più che una crisi politica quella regionale, si tratta di una battaglia che potrebbe portare a fuoriuscite ma anche ad una maggioranza che scoppia. 
Il caso Gaetano Galvagno e Elvira Amata è solo un aspetto che riguarda gli alleati, Fratelli d’Italia, ma è anche un caso politico che va gestito. L’assessora si può sostituire, il presidente dell’ARS è una posizione ancora più complicata, non fosse altro perché non è mai accaduto prima.


Intanto a Roma il partito studia le carte, e ancora di più cerca di contenere i danni, prima di immagine. C’è da evidenziare che è un partito che adotta due misure: da una parte fa quadrato attorno a indagati e condannati, tenendoseli stretti nelle loro posizioni, per altri casi adottano il metodo del congelamento seguito da epurazione. Cosa decideranno di fare su Galvagno si saprà a breve. Dicono ci sia imbarazzo, ma il vero imbarazzo dovrebbe provarlo chi ha deciso di piazzare Sabrina De Capitani accanto al presidente dell’ARS. Ovviamente questo vale anche per il presidente, che ha accettato comportamenti privi di rispetto per le Istituzioni. Si tratta di una portavoce che tutto faceva tranne che esercitare il suo ruolo, che peraltro è molto rigido e  molto politico. Pieno di obblighi ed è lontano da quello che faceva: affari con chiunque nell’interesse soprattutto personale. Ma di questa storia si occuperà il palazzo di giustizia palermitano, senza dimenticare che questa è pure una storia tutta politica, che attiene all’etica, alla sostanza delle cose, alle ragioni di opportunità, che in politica valgono più delle norme. E’ un codice di comportamento, che include serietà e compostezza.

 

La crisi
L’Aula è immobilizzata, ha bocciato la riforma dei Consorzi di bonifica, si rischia di far slittare a settembre l’approvazione della manovra ter. Anche la riunione di maggioranza non è andata bene, tutti i malumori sono stati portati al tavolo, mentre il presidente della Regione, Renato Schifani, tira dritto e non ammette sbavature, che ci sono state per i franchi tiratori della sua maggioranza, azzurri compresi.
E sarà anche per questo che ha sbottato contro Stefano Pellegrino, capogruppo in ARS per Forza Italia, anche lì qualcuno ha tradito.
E poi ci sono i deputati di MPA, che sono stati accusati pubblicamente da Totò Cuffaro, un botta e risposta pubblico che ha poi visto l’epilogo in alcune esternazioni, fuori onda, del governatore che ha manifestato di non volere tenere a lungo, in giunta, la loro rappresentanza. L’MPA fa la politica del doppio forno: si dice maggioranza, richiede ulteriori postazioni, ma guarda anche, attraverso Grande Sicilia, alla creazione di una alternativa a Schifani. E siccome in politica c’è il segreto di Pulcinella tutto è venuto fuori.

 

Mulè si porta avanti
In questo scenario Giorgio Mulè(FI), vice presidente della Camera dei Deputati, è pronto a scendere in campo. Durante un evento formativo politico, organizzato da Ismaele La Vardera, deputato di Controcorrente, alla domanda quale governo è stato uno dei peggiori ha risposto dicendo che il migliore sarà il suo, lasciando intendere che sarà candidato per il 2027.


Le sfide degli azzurri
Il partito in Sicilia è dilaniato da diverse aree, che si scontrano, che cercano di affermare la propria leadership. C’è una incomunicabilità che porta poi sui territori ad ulteriori rotture. Intanto nella giornata di venerdì, a Roma, al consiglio nazionale del partito si è votata una modifica allo statuto: i coordinatori regionali verranno eletti da chi ha una tessera in tasca da almeno due anni. Stop alle nomine che avvenivano su prerogativa del segretario nazionale, Antonio Tajani. 
La modifica con nuove regole è stata ben accolta dal parlamentare europeo  Marco Falcone: “Plaudiamo all’iniziativa del nostro segretario Antonio Tajani che, ancora una volta, imprime una svolta lungimirante al percorso politico di FI, vero e unico riferimento liberale nel panorama italiano. Affidare l’elezione dei segretari regionali alla base del partito significa mettere al centro il volere del popolo azzurro, costruendo così un partito fondato su tre pilastri: partecipazione, coinvolgimento e democrazia interna”.