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28/07/2025 18:01:00

Non chiamatela "riforma Falcone"

È stata approvata al Senato la riforma della giustizia. Essendo costituzionale, necessita della seconda lettura e poi, se richiesto, ci sarà il referendum, auspicato dal Guardasigilli: "perché è bene che si pronunci il popolo italiano". Il punto fondamentale è la separazione delle carriere e la creazione di due CSM, uno per i magistrati requirenti e l'altro per i giudicanti. I due CSM verranno sorteggiati tra gli stessi magistrati. Questo non vale per la componente laica, stabilita dal Parlamento, che verrà anch’essa sorteggiata, ma da un elenco nominato dalle Assemblee legislative. Idem per l'istituenda Alta Corte disciplinare, cui è attribuita in via esclusiva la giurisdizione disciplinare, sia per la magistratura requirente che per quella giudicante.

 

Il tema, molto caldo, ha innalzato la temperatura, e qualche fautore della riforma l'ha intestata a Giovanni Falcone, che si era espresso in questi termini sul nuovo codice di procedura penale del 1989:
 

"Siamo di fronte a una svolta storica, non è un salto nel buio ma una scommessa molto impegnativa. [...] Saremo di fronte alla presenza di una forte distinzione della separazione dell'azione rispetto alla giurisdizione. Il Pubblico Ministero non avrà più nessun potere giurisdizionale, se non quello di fermo. Il PM sarà parte del processo, la naturale prosecuzione della polizia giudiziaria".

 

Il giudice istruttore, figura allora vigente, poteva disporre di misure cautelari, intercettazioni e archiviazione: competenze poi trasferite al GIP. Il suo ruolo fu sostituito dal Pubblico Ministero, organo già esistente.

 

Indipendentemente dalle interviste, che vanno prima contestualizzate e poi riportate integralmente – e finanche dalle testimonianze dei suoi collaboratori come Grasso e Ayala – si pone all’attenzione che la più sicura conferma della sua contrarietà alla separazione delle carriere la diede chiedendo e ottenendo più volte di passare dalla funzione requirente a quella giudicante e viceversa. Fu pretore, poi a Trapani; i passaggi furono molteplici: da sostituto alla Procura della Repubblica a giudice istruttore, da giudice civile a magistrato di sorveglianza. A Palermo, da giudice istruttore divenne procuratore della Repubblica aggiunto, funzione che esercitava quando fu chiamato da Martelli al Ministero della Giustizia.

 

Si ricorda che ad oggi il passaggio tra le funzioni riguarda solo il 2% dell’organico, ossia 192 unità. Agli organici della magistratura mancano più di 1500 unità, alle quali si aggiunge la carenza cronica del personale amministrativo degli uffici, con il conseguente risultato del ritardo delle sentenze e dell’arrivo della prescrizione. Ad oggi, la separazione delle carriere, per i cittadini, non è una priorità, ma un sofisma. Tutto legittimo, ma quantomeno non chiamatela "riforma Falcone".

 

Vittorio Alfieri