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29/07/2025 06:00:00

Incendi in Sicilia, polemiche e richieste di intervento

Le fiamme sono ormai domate, ma le polemiche continuano ad alimentarsi. In Sicilia e soprattutto nel Trapanese, gli incendi del fine settimana scorso hanno lasciato dietro di sé una scia di devastazione, indignazione e domande inevase. In tre giorni, ben 380 roghi hanno bruciato quasi 17 mila ettari, spingendo cittadini, associazioni, sindaci e parlamentari a chiedere una svolta nella gestione del rischio incendi.

A intervenire con forza è la deputata del Movimento 5 Stelle Ida Carmina, che accusa il Ministro per la Protezione civile Nello Musumeci – ex presidente della Regione – di non aver fatto abbastanza. “Ogni anno – afferma Carmina – assistiamo a scenari apocalittici. Il Ministro conosce perfettamente la realtà siciliana, ma finora si è limitato a dichiarazioni di facciata. È ora di dichiarare lo stato di emergenza nazionale, e attivare subito ristori economici per cittadini e imprese colpite, oltre al ripristino ambientale”.

Le zone più colpite e la macchina antincendio

I fronti più gravi si sono registrati a Monte Cofano, Custonaci, Makari, San Vito Lo Capo, fino alla Riserva dello Zingaro, gioiello naturalistico già colpito negli anni passati. Intere famiglie sono state evacuate, anche nel palermitano e nel nisseno. In campo, migliaia di uomini, tra vigili del fuoco, operai forestali e volontari, oltre a 10 elicotteri regionali, tre Canadair, e velivoli della flotta nazionale. Un impegno definito “straordinario” dal presidente della Regione Renato Schifani, che ha ringraziato tutti i soccorritori e difeso l’azione del suo governo.

“Abbiamo rafforzato l’apparato antincendio – ha detto – e attivato la Sala operativa unificata regionale a Palermo. Ma serve la collaborazione di tutti, anche dei cittadini, per segnalare focolai e comportamenti sospetti”. Sulla stessa linea anche l’assessora al Territorio Giusi Savarino, che ha ribadito l’importanza del numero di emergenza 1515 e promesso investimenti e nuove convenzioni.

Le critiche: “Regione inadeguata, prevenzione assente”

Ma per il Movimento 5 Stelle la risposta regionale non è sufficiente. La deputata Roberta Schillaci, vicepresidente del gruppo all’Ars, parla di “totale inadeguatezza del governo Schifani nella prevenzione degli incendi”. E propone di adottare il “metodo Aspromonte”: riaprire i rifugi nei boschi, affidandoli ad associazioni, e trasformarli in sentinelle permanenti. “Insieme ai droni e a telecamere a infrarossi per captare i focolai in tempo reale, sarebbe una vera rivoluzione”, afferma Schillaci.

L’appello delle associazioni: “Controlli, sanzioni e strumenti nuovi”

Anche Coldiretti Sicilia, CNA, Legambiente e Codacons chiedono un cambio di passo. “Servono posti fissi di controllo nelle aree sensibili e un protocollo di emergenza regionale che coinvolga tutti gli attori”, dicono Coldiretti e CNA. “Gli incendi sono un doppio attacco: distruggono la natura e mettono in ginocchio agricoltura e turismo”.

Legambiente chiede pene esemplari per i responsabili, più forze dell’ordine, più personale per lo spegnimento, e strumenti tecnologici all’avanguardia. Secondo il report “L’Italia in fumo”, la Sicilia è già al primo posto in Italia per ettari bruciati nel 2025: un triste primato che rischia di diventare normalità.

Il Codacons parla di “quadro allarmante” e chiede un “piano regionale straordinario” per affrontare i cambiamenti climatici e i reati ambientali con una rete di sorveglianza capillare.

Sicilia brucia (ancora): e la politica rincorre

Ogni anno, lo stesso dramma. Ogni anno, gli stessi appelli. E ogni estate, la Sicilia si scopre vulnerabile, abbandonata a se stessa davanti al fuoco. Le immagini dei roghi nel Trapanese, delle famiglie evacuate, delle colline carbonizzate, sembrano ormai parte di un rituale ciclico. Ma dietro quelle immagini ci sono vite sconvolte, ecosistemi cancellati, lavoro perduto. E una domanda che torna: cosa si farà davvero, stavolta, per cambiare?

 

Due anni dopo l’incendio del 25 luglio 2023, la Sicilia brucia ancora. L’associazione Isola Fenice: “Quasi nulla è stato fatto”

A due anni esatti dal devastante incendio che il 25 luglio 2023 ha causato sette vittime, distrutto centinaia di ettari di boschi e raso al suolo case e aziende nella provincia di Palermo, la Sicilia continua a bruciare. E con essa si alimenta la rabbia di chi da allora non ha mai smesso di chiedere verità, giustizia e prevenzione.

Nonostante due anni di stato di emergenza, quasi nulla è stato fatto per evitare nuove tragedie”, denuncia l’associazione Isola Fenice, che dalla prima ora ha raccolto le istanze dei cittadini colpiti e oggi promuove una causa collettiva contro la Regione Siciliana. L’obiettivo: accertare le responsabilità istituzionali e ottenere risarcimenti. Intanto, è stata avviata una raccolta fondi su GoFundMe per sostenere le spese legali della causa. In caso di vittoria, i fondi residui verranno destinati a progetti di riforestazione nelle aree colpite.

Un impegno che va oltre il risarcimento: Isola Fenice chiede da tempo un’azione politica concreta. Tra le proposte avanzate: l’aggiornamento della legge antincendio regionale, la pubblicazione del catasto delle aree bruciate (ancora mancante in moltissimi comuni), l’apertura di concorsi pubblici per il Corpo Forestale, la revisione degli affidamenti a cooperative e volontari, l’implementazione dell’osservazione satellitare e il rilancio dei parchi regionali.

Ma soprattutto, l’associazione invoca l’istituzione di un tavolo permanente con le autorità giudiziarie, per indagare a fondo le cause degli incendi e le eventuali responsabilità, spesso rimaste senza risposta.

“Oggi come allora – scrivono i promotori – ci sentiamo lasciati soli. Ma stavolta non ci arrendiamo. La nostra battaglia è per chi non c’è più, per chi ha perso tutto, per chi rischia ogni estate di perdere la propria casa, la propria terra, la propria vita”.

 

 

Incendi nel Trapanese, il bilancio della Prefettura: 200 uomini in campo, Canadair e blackout evitati. Le fiamme lambiscono case e riserve naturali

La Prefettura ha fatto il bilancio ufficiale degli incendi che, tra venerdì 25 e sabato 26 luglio, hanno colpito vaste aree del territorio, dalla Riserva dello Zingaro a San Vito Lo Capo, fino a Castelluzzo, Custonaci, Macari, Alcamo e Marsala.

Le fiamme hanno interessato sterpaglie, alberi e macchia mediterranea, in alcuni casi lambendo le abitazioni. È stato attivato il Centro di Coordinamento dei Soccorsi per gestire l’emergenza, con il coinvolgimento di Vigili del Fuoco, Corpo Forestale, Protezione Civile Regionale, Polizia di Stato e Carabinieri.

Mezzi aerei e turni raddoppiati

Sono intervenuti Canadair, elicotteri della Forestale e un velivolo dell’Aeronautica Militare per raggiungere le aree impervie. I Vigili del Fuoco hanno raddoppiato i turni, con il supporto di personale da Palermo, Agrigento e Siracusa. Complessivamente, sono stati impiegati 84 operatori e 18 mezzi. Il Corpo Forestale ha schierato 95 unità con 6 autobotti e 16 mezzi.

Evacuazioni e strade chiuse

Nel corso dell’emergenza sono state evacuate diverse abitazioni, con il supporto delle Polizie Municipali e 60 volontari appartenenti a 15 organizzazioni. La SP63, che collega la Riserva dello Zingaro a Calampiso, è stata chiusa al traffico per 12 ore, mentre sulla SP16 e altri tratti si sono registrate criticità. Nessun blocco sulla viabilità ANAS, eccetto un intervento a Buseto Palizzolo.

Nessun blackout, pronto soccorso rafforzato

Nonostante alcuni guasti sulla rete elettrica, l’Enel ha garantito l’alimentazione delle utenze. L’ASP, presente al tavolo della Prefettura, ha potenziato il presidio territoriale di emergenza di San Vito Lo Capo, con medici, infermieri e bombole d’ossigeno, attivando anche il piano di massiccio afflusso al pronto soccorso in via precauzionale.

Il Prefetto di Trapani ha seguito personalmente le operazioni, concluse sabato sera alle ore 20 con la chiusura del Centro di Coordinamento. Restano attivi i dispositivi straordinari di sorveglianza e monitoraggio per evitare nuovi focolai.

 

BARBAGALLO. «I viali parafuoco posti a protezione delle aree demaniali sono stati integralmente realizzati e completati. Un’evidenza che, a differenza di quanto recentemente dichiarato da un sindacato di categoria, è stata confermata anche dal Corpo forestale della Regione Siciliana, che ha dettato i tempi per la loro esecuzione e ha verificato a posteriori la bontà dell'operato degli addetti alla manutenzione. Inoltre, gli operai forestali resteranno in servizio anche al fine di garantire le azioni di prevenzione e sorveglianza. Informazioni diverse da queste, diffuse senza verifica, generano solo allarmismo ingiustificato». A dirlo è l’assessore regionale all’Agricoltura e allo sviluppo rurale, Salvatore Barbagallo.

 

«Abbiamo messo in campo e completato tutte le attività di prevenzione previste - prosegue Barbagallo - non solo con l’uso del personale in servizio, ma anche attraverso le moderne tecnologie a nostra disposizione. Nei giorni scorsi, purtroppo, abbiamo assistito a eventi che, secondo un copione già noto, in alcuni casi sono stati innescati da azioni dolose e hanno determinato la perdita di importanti estensioni di zone boschive, anche all'interno di aree protette, fiore all'occhiello del patrimonio naturalistico regionale come la Riserva dello Zingaro, nel Trapanese, e la Sughereta di Niscemi, nel Nisseno. Continueremo a operare per scongiurare ulteriori danni, grazie all’intervento di personale preparato all’uso di mezzi gestiti in maniera intelligente per ottenere il massimo possibile di protezione per queste aree».ncendi, Barbagallo: «Viali parafuoco realizzati nei tempi e operai forestali ancora in servizio per interventi e sorveglianza»