Tore Fileccia è stato eletto consigliere comunale a Trapani nel 2023 con 444 voti, il partito dove militava e che lo ha candidato era l’MPA.
Comunque in opposizione al sindaco Giacomo Tranchida. Ad aprile è stato candidato nella lista di Fratelli d’Italia per le elezioni di secondo livello del Libero Consorzio comunale di Trapani, dopo qualche settimana si colloca dentro il gruppo consiliare di Amo Trapani, fondato e coordinato da Giuseppe Guaiana( che una in politica non l’ha ancora azzeccata, classe dirigente compresa). Breve è stato il giro di Fileccia in Amo Trapani, perchè in meno di una settimana decide di essere il vessillo in Aula del neo movimento formato dall’imprenditore Valerio Antonioni, Futuro. Obiettivi: elezioni 2028, strappare il potere politico a Giacomo Tranchida, visto come il male di tutte le cose. Ma Tranchida non è un loro avversario politico. Ha finito i mandati da sindaco, quindi è come il Don Chisciotte e i mulini a vento.
Il movimento Futuro è un manifesto contro la stampa, ed è assai grave che un consigliere comunale lo sposi e lo difenda. Anzi ne faccia bandiera di lotta. Insieme a Fileccia ci sono altri due compagni di avventura: Salvatore Daidone e Sonia Tumbarello. Il neo gruppo si chiama Trapani 2028. Daidone e Tumbarello cambiano anche loro pelle: eletti a sostegno di Tranchida nella lista Trapani con Coerenza, l’anno scorso hanno abbracciato Sud chiama Nord, dopo un anno nuovo gruppo e nuovo leader politico. Antonini dovrebbe stare attento a chi cambia così velocemente la casacca: se basta andare dove va il vento appena questo cambia va da sé cosa accadrà. Ma un leader non ha bisogno di suggerimenti. V, come verità. E abbiamo detto tutto.
Il manifesto dell’antipolitica
Cosa è Futuro? Ad oggi non si sa, è un insieme di persone che va contro Tranchida, che cerca lo scontro, lo porta nelle Aule e sui social. E’ un movimento che ha fatto un manifesto contro la stampa, manco Silvio Berlusconi arrivò a tanto. Partono dai giornalisti non iscritti all’albo, senza mai fare i nomi, l’albo peraltro è cosa pubblica, quindi chiunque può consultarlo per verificare l’iscrizione. Invece Antonini la butta in caciara, magari per sentito dire dal fido consigliere Fileccia, insinuando e coltivando la cultura del sospetto, del dubbio, del io sono quello buono e gli altri sono gli illegali o irresponsabili. E questo non è un modo di fare politica, che invece cerca di accompagnare il cittadino alla comprensione di dinamiche più importanti. Quello che ancora, purtroppo, Antonini e pure Fileccia non riescono a comprendere è che il diritto ad una informazione libera che possa anche criticare è segno di grande democrazia. A tutela di tutti, compreso di loro.
Ma non si fermano qui, sempre nel documento si permettono di giudicare non solo l’informazione della provincia ma chi si deve occupare di cosa: “Nel contesto trapanese, come altrove, si osserva talvolta la tendenza di alcuni sedicenti giornalisti a occuparsi di argomenti complessi senza possedere le competenze necessarie. Questioni urbanistiche, economiche, sanitarie o politiche vengono affrontate con superficialità, generando confusione nei cittadini e contribuendo alla diffusione di informazioni imprecise. Particolarmente delicato è il tema delle questioni amministrative locali, dove la mancanza di preparazione può portare a interpretazioni errate di delibere, bilanci e procedure burocratiche, con conseguenze negative per la comprensione dei cittadini delle dinamiche che li riguardano direttamente”.
Quindi la soluzione è essere guidati dalla loro mano e mente, per essere certi che tutto sia perfetto, come loro vorrebbero. Chini e supini.
Tutto viene derubricato a provincialismo, ma qualcuno avverta Antonini che è venuto a vivere a Trapani e non a New York, che questa è l’ultima provincia d’Italia e che siamo in democrazia, non esiste lo zar. Fa ancora meglio, evidentemente attingendo al suo modo di fare e avendo quello come metodo di paragone: “Questo provincialismo oramai datato e fuori tempo rappresenta una delle derive più dannose per la credibilità dell’informazione locale, trasformando testate che dovrebbero informare in megafoni di rancori personali e vendette private”.
Ma mentre prima etichetta i giornalisti come incompetenti, poi dice che c’è una “strategia deliberata finalizzata a costruire una narrazione funzionale ai propri obiettivi. Il risultato è un’informazione che non informa ma disinforma, che non chiarisce ma confonde, che non serve la comunità ma la danneggia. I lettori meno attenti rischiano di farsi un’idea completamente distorta della realtà, basata su ricostruzioni faziose e tendenziose”.
Insomma non solo politica ma lezioni di etica professionale, di giornalismo, di verifica delle fonti. Un editore, e non un direttore di giornale, decide di dare lezioni con un manifesto politico, scagliandosi apertamente contro alcune testate ben precise: Tp24, Social, TrapaniSI e ovviamente Repubblica.
La politica come pretesto
E allora cosa è Futuro? Quale operazione c’è? Non è nulla. Perchè ad oggi è solo un movimento senza ideali ma con due obiettivi: quello di uccidere la stampa libera, quello di porre fine al Tranchida politico. Non è uno spazio aperto a nuove forme di attivismo, non c’è alcuna novità rigenerante. Questo movimento è sì uno strumento di propaganda, di lotta contro chi non osa criticare l’uomo pubblico Antonini. Quindi è un disegno personale costruito non sull’impegno civile ma sul desiderio di colpire, screditare e regolare conti in sospeso. Ad oggi non ci sono soluzioni, idee. Non dialogano ma combattono. E adesso lo fanno nel campo di battaglia della politica. E’ un movimento che non vuole costruire nulla, vuole solo demolire chi non si è piegato, che vuole ridurre la politica a rappresaglia.
Ma le istituzioni non sono un’arma personale. E i cittadini vedono e scelgono.