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01/08/2025 06:00:00

La movida chiassosa a Trapani e Marsala. E' possibile un piano anti-rumore?

 Urla, musica ad alto volume, motorini e monopattini che sfrecciano di notte tra i vicoli del centro: a Marsala e Trapani l’estate non porta solo turisti, ma anche malumori. Crescono infatti le proteste di residenti e titolari di strutture ricettive per una movida sempre più caotica e invadente. Il punto critico? Il rumore molesto che, secondo molti, sta trasformando i centri storici in zone franche, dove il diritto al riposo è sospeso. Per questo in molti chiedono regole certe e un piano "anti - rumore", che eviti che i centri storici si trasformino in discoteche senza controllo.

 

La protesta a Trapani
A Trapani i cittadini hanno deciso di passare all’azione. Il Comitato Centro Storico, con il sostegno di albergatori e affittacamere, ha presentato ricorso al TAR contro l’ultima ordinanza sindacale che regola la movida. Nel mirino non solo i contenuti del provvedimento, ma soprattutto l’assenza – da oltre vent’anni – di un piano comunale di classificazione acustica e di un regolamento sul rumore. “Non siamo contro la musica, ma contro il disordine”, affermano i promotori del ricorso, che denunciano “musica fino all’alba, risse, schiamazzi, città fuori controllo”.

“Il centro è ostaggio della movida – denunciano –. La città è abbandonata al caos, i turisti scappano, i cittadini non dormono, e molti operatori sono con noi: questa situazione danneggia l’immagine di Trapani più di quanto la promuova”.

Alla battaglia legale si affianca anche una protesta simbolica: una “contro-musica” per rispondere al frastuono. Un gruppo di cittadini trapanesi ha deciso di reagire con una provocazione civile: venerdì 25 luglio trasmettendo dai balconi e dalle finestre delle loro case un brano di musica contemporanea. La scelta è ricaduta su Sicily, l’omaggio di Pino Daniele interpretato da Chick Corea, Steve Gadd e Christian McBride. Un messaggio chiaro: “La musica è cultura, non rumore”.

“La nostra – scrivono – non è una protesta contro la musica o i giovani, ma un modo per ricordare che la musica è arte, non disturbo. E che vivere nel cuore di una città non significa dover rinunciare al riposo o alla qualità della vita”. I promotori, esasperati dai volumi eccessivi dei locali, denunciano l’inerzia delle istituzioni: “Abbiamo chiesto interventi, fatto esposti, ma il rumore continua. Per questo ora alzeremo la voce, ma a modo nostro”. Nella lettera si ricorda che l’inquinamento acustico è normato dalla legge, e che spetta al Sindaco vigilare sul rispetto dei limiti. “Ci auguriamo che questa iniziativa possa servire a risvegliare la coscienza collettiva, e a ristabilire un equilibrio tra diritto al divertimento e diritto al riposo”.

Ordinanze a intermittenza: il caso Mazara e Marsala

I Comuni, spesso, rispondono con ordinanze estive che varano divieti e limiti, ma con effetti poco duraturi. A Mazara del Vallo, l’ordinanza firmata dal sindaco Salvatore Quinci prevede limiti alla vendita di alcolici, stop alla musica a mezzanotte nei feriali e all’una e mezza nei weekend, oltre all’obbligo per i locali di presentare una certificazione fonometrica. Misure più stringenti anche per la somministrazione di alcolici e la diffusione musicale durante eventi pubblici.

Marsala ha fatto qualcosa di simile: niente alcolici da asporto dopo le 23, niente musica dopo l’una. Ma il passato recente ha insegnato che senza controlli efficaci, queste regole rischiano di restare lettera morta. Anzi, spesso vengono ignorate: basta farsi un giro tra piazza della Repubblica e via Garibaldi per sentire musica e vociare ben oltre l’orario consentito.

È possibile una movida più rispettosa? Ecco cosa si potrebbe fare

La domanda è: si può davvero trovare un equilibrio tra svago e diritto al riposo? In altre città italiane ci stanno provando. A Roma, ad esempio, si è parlato di un vero e proprio piano anti-rumore, che passa da misure concrete: mappatura acustica delle aree più sensibili, installazione di sensori per misurare in tempo reale i decibel, controlli mirati della polizia locale, campagne di sensibilizzazione rivolte a esercenti e frequentatori della movida.

Il piano propone anche di differenziare le aree della città: zone rosse con regole rigide, zone gialle più tolleranti, aree verdi dove la movida può esprimersi con meno limiti. In parallelo, si suggerisce di incentivare eventi culturali e musicali in aree meno residenziali, per distribuire meglio il flusso dei giovani e non sovraccaricare sempre gli stessi quartieri.

Serve una strategia, non solo ordinanze

Il punto è che la “movida molesta” non è un'emergenza estemporanea, ma un fenomeno strutturale. Trattarlo ogni estate con ordinanze last-minute non basta più. Serve una pianificazione vera, con dati fonometrici, un regolamento acustico serio e un dialogo stabile tra amministrazioni, esercenti e cittadini. Altrimenti, anche il prossimo anno si tornerà a parlare di bottiglie rotte, risse, turisti che se ne vanno e residenti esasperati.

Come ha dichiarato il Comitato Centro Storico di Trapani: “Non vogliamo spegnere la città. Vogliamo salvarla”.