Dopo l’audizione di Gaetano Galvagno davanti ai probiviri del partito, non ci sono più dubbi: è uguale a tutta questa nuova classe di meloniani che non si assume mai la propria responsabilità, che non fa nemmeno autocritica, che con supponenza continua a dire che la colpa è della stampa. Film già visto.
Insomma, i dubbi al partito romano sono stati innescati dalla stampa, da quella campagna mediatica che avrebbe preso di mira Fratelli d’Italia.
Questo è quello che a molti di loro piace raccontare per sollevarsi dalle responsabilità, che non sono solo penali ma di grande inopportunità politica. Perché, piaccia o meno a Galvagno, che sa leggere tanto quanto i giornalisti, le intercettazioni non sono state strumentalizzate e nemmeno inventate. Una parte di quel contenuto sicuramente non contiene un elemento di reato ma la richiesta, ad esempio, di biglietti per i concerti per la famiglia, richiesta fatta dalla sorella Giorgia, c’è. E questo, ripetiamo, non è un reato ma di fatto attiene all’etica e alla correttezza di un presidente che può comprare i biglietti per uso personale e famigliare. Avere poi dato spazio a Sabrina De Capitani, uno spazio non da portavoce ma da manager, averla difesa in pubblico è un altro chiaro segnale del fatto che Galvagno non ha capito la gravità politica dei fatti. Quella giudiziaria la appurerà il Tribunale.
E difatti a riunione conclusa con i probiviri ha dichiarato: “Da protagonista principale della mia vita pubblica e privata ho raccontato ogni verità senza tralasciare alcun dettaglio, dissipando quei dubbi legittimi frutto anche di una campagna mediatica che ha cercato, in maniera sistemica, di nuocere non solo a me, ma anche all’immagine del mio partito, questione che mi ha molto addolorato”.
Poverini questi rampanti giovanotti meloniani che sono sempre oggetto di campagne mediatiche contro di loro, che sono tutti bravi, che non sbagliano mai e che sono vittime di un complotto.
E del resto che cosa c’è di male se con l’auto blu si accompagna Ruggero Razza a casa? O se gli si da un passaggio? O alla amica? O alla sorella? Che c’è di male?
Quel rigore a cui si appellano durante le manifestazioni pubbliche non esiste quando, invece, occupano poltrone. E questo accade per ogni postazione che Fratelli d’Italia ha occupato.
Al pupillo di Ignazio La Russa, che pare abbia proprio piazzato la De Capitani a portavoce di Galvagno, non accadrà nulla dentro il partito. I meloniani in Sicilia non possono fare a meno di lui, copre la parte della Sicilia orientale, è una personalità su cui potrebbero puntare a presidente della Regione.
Nessuna utilità personale, restano le macchie di leggerezza
Dal presidente del parlamento più antico d’Europa ci si aspettava una certa compostezza, qui i reati non c’entrano nulla. C’entra invece il modo di fare, di parlare, di rapportarsi con gli altri, dentro e fuori le Istituzioni. Ma quel sistema che ha messo su Sabrina De Capitani era sotto gli occhi di tutti, maggioranza e opposizione, che difatti è cauta nel rilasciare dichiarazioni. Galvagno non ha avuto alcuna utilità personale da tutti i contributi concessi, anche il quadro dell’artista Omar Hassan è stato richiesto a sua insaputa dall’ex portavoce.
Deve però giustificare i 60 viaggi dell’auto blu impropri, cioè non strettamente legati all’esercizio del ruolo istituzionale.
Un’auto che a volte si trasformava in un taxi, tra un parrucchiere e un passaggio in aeroporto per la De Capitani. Ma cosa non si capisce della frase “esigenze di rappresentanza e di servizio”?
Qui non c’entrano i reati, c’entrano comportamenti che sono da stigmatizzare perchè le Istituzioni, e questo ancora i meloniani lo devono imparare, non sono il salotto di casa.