Una premessa – e non è scontata: chiunque succederà all’attuale sindaco, non farà fatica a fare bella figura.
Anche se le elezioni amministrative si terranno fra due anni o sei mesi (chissà?), si è cominciato a parlare del futuro successore di “Gargamella”.
Tralascio, per ora, i logorati – seppur ancora rappresentativi – pezzi di quell’elettorato non di opinione, ed escludo categoricamente i “kinder boy”.
Mi soffermo oggi su un’ipotesi che circola con insistenza: Valerio Valenti candidato sindaco.
Più volte prefetto, di recente Commissario dell’emigrazione e attualmente Consigliere di Stato: tutte cariche istituzionali di alto profilo.
La sua rete di rapporti istituzionali, che si estende anche oltre i confini nazionali, costituirebbe per Trapani e per la “Grande Città” un’opportunità concreta, foriera di prospettive e iniziative reali.
Ha anche un bell’aspetto – caratteristica certo non determinante, ma neppure da disprezzare.
Una premessa… significante: nasce al Circolo Mazzini, palestra politica per tanti, dove si è distinto come “trainer” Nino Montanti.
Ho conversato più volte con Valerio Valenti.
Mi pare orientato a mettersi in gioco. Io, più volte, ho tentato di dissuaderlo. Perché?
Perché una figura di tale statura rischia di essere bersaglio – ed è già successo – di comportamenti estorsivi, ricattatori e mercenari da parte di chi gestisce pacchetti di voti tristemente “itineranti”.
Frasi ricorrenti? Eccole:
- “Se questo Valente (l’aggettivo non è casuale) vuole fare il sindaco, o si siede con noi o non ha dove andare!”
- “Ma questo ne ha soldi? Perché senza soldi, non se ne canta messa.”
- “Se vorrà andare avanti, dovrà riconoscerci visibilità: assessorati, sottogoverni, ecc.”
Questo è il clima: pesante e misero. E non è certo una novità.
Ma nessuno si interroga sul progetto, sull’appartenenza ideologica, sulla visione.
Molti di questi soggetti, ne sono certo, di notte si riguardano i video della Thatcher, Churchill, Iotti, Bindi, Staller, Craxi, Renzi e compagnia, cercando di copiarne postura, voce e contenuti (forse).
Ma, come dice il proverbio: le feci non diventano babà anche se le cospargi di rhum.
Ci sono millantatori che vorrebbero intestarsi la paternità della candidatura Valenti. Sono millantatori.
Valerio Valenti ha una sua statura professionale e istituzionale, una dignità etica e morale, e soprattutto un’autonomia finanziaria che lo rendono persona libera, estranea a qualsiasi meschino intento di farsi “padroneggiato” da qualcuno.
Senza giri di parole, mi dicono che il signor “Shark” sosterrebbe che Valerio Valenti è il “suo uomo”.
Falso. Falso. Falso – se davvero questa voce fosse in circolazione.
Shark potrebbe, semmai, essere un interlocutore privilegiato, in virtù della sua attività di imprenditore. Punto.
Concludo con un invito ai lettori/elettori a riflettere in modo partecipativo su alcune proposte da rivolgere ai prossimi candidati a sindaco.
Ecco le prime:
- Un sindaco non dovrebbe ricandidarsi, per non essere condizionato dall’ossessione della rielezione e poter amministrare liberamente, senza anticipare clientele.
- I consiglieri comunali eletti non dovrebbero essere nominati assessori.
- Gli assessori dovrebbero essere scelti in base alle competenze.
- Andrebbero escluse le liste civiche, tranne quella del candidato sindaco.
- Una sola lista collegata al candidato.
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Peppe Bologna