Legambiente Sicilia boccia senza mezzi termini la proposta dei Comuni di Castellammare del Golfo e San Vito Lo Capo di riaprire la Riserva Naturale dello Zingaro, devastata dal violentissimo incendio del 25 e 26 luglio.
«È una scelta scellerata – afferma l’associazione – che ignora i motivi ambientali, culturali e gestionali che rendono impossibile la fruizione in questo momento».
Un paesaggio ridotto in cenere
Secondo Legambiente, lo Zingaro, come Monte Cofano, la Sughereta di Niscemi e altre riserve siciliane colpite dalle fiamme, è oggi il luogo di una vera e propria strage naturale: flora e vegetazione completamente distrutte, fauna decimata, strutture e sentieri per la fruizione turistica resi inutilizzabili.
«La fruizione nelle riserve è pensata per l’osservazione e la divulgazione delle bellezze naturali. La balneazione è solo un’attività secondaria. Andare oggi a fare il bagno allo Zingaro, in un contesto privo di vegetazione e habitat per la fauna, è assurdo e offensivo», spiega Legambiente.
Rischi per la sicurezza e dissesto idrogeologico
Oltre al danno ambientale, c’è quello per la sicurezza. Gli incendi hanno aggravato il dissesto idrogeologico e aumentato il rischio di caduta massi. Le spiagge della riserva – situate alla base di versanti in dissesto – sono già classificate dal Piano di Assetto Idrogeologico della Regione Siciliana a pericolosità “molto elevata” o “elevata”.
«Prima il recupero, poi la fruizione»
Per l’associazione, prima di pensare a riaprire occorre quantificare i danni e definire un piano di interventi per il recupero ambientale e strutturale. «Come nessuno aprirebbe un museo devastato da un incendio per mostrare opere d’arte carbonizzate – osserva Legambiente – così è impensabile riaprire una riserva naturale che offre solo cenere e resti di fauna bruciata».
Solidarietà a dirigenti e lavoratori delle riserve
Legambiente Sicilia esprime infine «piena solidarietà alla dirigenza e ai lavoratori delle riserve naturali siciliane colpite da incendi criminali e sconsiderati, che hanno causato danni irreparabili a intere comunità».