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18/08/2025 06:00:00

Addio a Pippo Baudo: con lui la mafia iniziò la guerra del tritolo

La morte di Pippo Baudo ha lasciato orfana un’intera nazione. Ognuno di noi, con i capelli più o meno brizzolati, ha un pezzetto di vita televisiva legato a lui, a quel suo sorriso sornione e alla sua immancabile giacca elegante. Il "Pippo nazionale" è stato il padrone di casa di un'Italia che ancora si raccoglieva in famiglia davanti al televisore, un totem che ha segnato un’epoca, un decano del piccolo schermo che, nonostante il successo e la lunga permanenza nella capitale, non ha mai reciso il cordone ombelicale con la sua Sicilia. Quella terra, però, non gli ha restituito solo affetto e ricordi, ma gli ha riservato anche una ferita profonda, un'ombra che, pur se lontana dal clamore dei riflettori, merita di essere illuminata. Perché Baudo, a un certo punto della sua gloriosa carriera, ha incrociato sulla sua strada il fumo nero del tritolo e il gelo dell'odio mafioso.

Mentre tutti lo celebrano come il principe della televisione, è giusto ricordare che la sua villa ad Acireale, nel novembre del 1991, saltò in aria, vittima di un attacco che segnò un punto di non ritorno nella storia del nostro Paese. Quell'esplosione, apparentemente un’eco isolata, fu in realtà il preludio di un’altra stagione di sangue, quella della strategia del terrore voluta da Totò Riina. L’attentato, secondo quanto ricostruito da diverse inchieste giudiziarie, non fu un gesto sconsiderato, ma una “punizione” mirata, un segnale lanciato da Cosa nostra.


 

La colpa di Baudo: troppo onesto per la mafia

 

La ragione, a suo modo, è di quelle che fanno onore. Baudo, durante una puntata del Maurizio Costanzo Show, si era esposto senza mezzi termini, condannando la mafia. L’intervento, in un’epoca in cui non era così scontato per un personaggio pubblico schierarsi apertamente, era stato un macigno caduto sullo stomaco della criminalità organizzata. Il clan catanese di Nitto Santapaola, attraverso il suo braccio armato, il boss Marcello D'Agata, decise che il presentatore andava zittito. Quel "iddu sapi picchì" - "lui sa perché" - pronunciato da D'Agata, e riportato dagli investigatori della Dia, è una frase che vale più di mille sentenze. Baudo doveva capire che la sua voce, così potente e popolare, non poteva essere usata contro il loro "onorato" sistema.

 


 

La "missione romana" e la lista degli scomodi

 

Ma c’è di più. Molto di più. L’attentato non fu un episodio isolato, ma un tassello di un piano molto più ampio e inquietante. Durante il processo Capaci bis, il pentito Francesco Geraci ha svelato un retroscena agghiacciante: all’inizio del 1992, poco prima delle stragi, lui e altri picciotti, tra cui un giovane e promettente Matteo Messina Denaro e i fratelli Graviano, erano a Roma con una missione di morte. L’obiettivo, ordinato da Riina, era di “uccidere giornalisti per allontanare l’attenzione dalla Sicilia”. E in quella lista di proscrizione, che già conteneva nomi come Giovanni Falcone e Michele Santoro, c’era anche Pippo Baudo.

Il piano era di usare il tritolo, e il pentito ha raccontato di sopralluoghi, di bidoni dell'immondizia da riempire di esplosivo vicino al teatro del Costanzo Show. Un disegno di morte che, per fortuna, non si concretizzò, perché Riina, all’ultimo minuto, decise di "sospendere tutto" per "cose più importanti" da fare in Sicilia, riferendosi, con il suo cinico linguaggio, alla strage di Capaci e all’uccisione di Falcone.

La storia di Baudo e la mafia è un groviglio di contraddizioni. L’immagine pubblica di un uomo pacato e onesto che si scontra con le ombre di un mondo che ha provato a zittirlo. 

La morte di Baudo, in un certo senso, ci ha riportato a quel periodo terribile. Un tempo in cui le cosche, con la solita e brutale lucidità, avevano capito che per destabilizzare il potere non serviva solo sparare, ma bisognava colpire anche i simboli, la cultura, la televisione. E Baudo era un simbolo troppo potente per essere lasciato in pace.

Oggi, mentre si moltiplicano i ricordi e gli aneddoti, forse non è inutile aggiungere questo pezzo di storia.  Perché un uomo che ha rischiato la vita per la sua terra merita di essere ricordato non solo per i lustrini dello spettacolo, ma anche per la sua profonda e dolorosa onestà. Qui la concitata e breve conferenza stampa di Pippo Baudo dopo l'attentato, grazie all'Archvio di Radio Radicale.

 



Antimafia | 2025-12-03 08:47:00
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