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18/08/2025 15:30:00

Da quale pulpito viene la predica: Gasparri, l’accusa di antisemitismo, la memoria rimossa

"Da quale pulpito viene la predica” oppure, per usare un proverbio popolare, “il bue che dà del cornuto all’asino”: entrambe le locuzioni sono tornate in mente davanti all’ennesimo caso di abolizione della memoria storica.

 

Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia – Berlusconi Presidente – PPE al Senato ed ex ministro delle Comunicazioni nel governo Berlusconi II, nei giorni scorsi ha accusato di antisemitismo il sindaco di Bari. Secondo il senatore, infatti, “A Bari si premiano personaggi sconcertanti, come la ben nota Albanese, e si mette al bando Israele per la Fiera del Levante. Il Comune, condotto dalla sinistra e dal pessimo Leccese, è in preda a un attacco di autentico antisemitismo. Una vergogna per la nobile città di Bari, che non merita atteggiamenti razzisti come questi.”

 

Il primo cittadino sarebbe “colpevole” di aver escluso Israele dalla Fiera del Levante di Bari, in programma dal 13 al 21 settembre. Ma tale decisione non nasce da un sentimento antisemita, bensì da un atto di condanna verso la politica messianica del premier sionista Benjamin Netanyahu, che dal 2009 (con una breve interruzione di un anno) guida lo Stato ebraico godendo del consenso della maggioranza degli israeliani.

A chi non lo sapesse, Francesca Albanese – citata da Gasparri – è relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967. È stata sanzionata dagli Stati Uniti per il rapporto “From economy of occupation to economy of genocide”, in cui condanna apertamente le politiche di Washington e di Gerusalemme Ovest.

 

E qui il proverbio torna attuale. Gasparri è infatti stato per 23 anni militante del Movimento Sociale Italiano, delfino di Giorgio Almirante: quest’ultimo fu segretario di redazione della rivista Difesa della Razza (1938-1943), organo ufficiale della propaganda antisemita fascista, e funzionario della Repubblica Sociale Italiana, dove ricoprì la carica di capo di gabinetto al Ministero della Cultura Popolare.

 

Quella rivista fu il principale strumento ideologico per giustificare le leggi razziali, fino all’abominevole Regio Decreto-Legge del 17 novembre 1938, n. 1728, “Provvedimenti per la difesa della razza italiana”. Almirante, nonostante questo passato, fu poi graziato grazie all’amnistia Togliatti del 1946, che cancellò i reati politici e militari commessi durante l’occupazione nazifascista e la guerra civile.

Gasparri, dunque, si erge oggi a paladino contro l’antisemitismo dimenticando – o facendo dimenticare – il peso della storia politica da cui proviene. Non stupisce allora se, rileggendo la sua carriera, lo si trovi spesso sostenitore dell’assurdo: come quando difese Silvio Berlusconi, affermando che Ruby Rubacuori fosse la nipote di Mubarak.

 

Vittorio Alfieri